Corte Costituzionale, ok a Fiom contro Fiat: “Art.19 lede pluralismo sindacale”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Luglio 2013 - 17:02 OLTRE 6 MESI FA
Corte Costituzionale, ok a Fiom contro Fiat: "Art.19 lede pluralismo sindacale"

Corte Costituzionale, ok a Fiom contro Fiat: “Art.19 lede pluralismo sindacale”

ROMA – Il comma 1 dell’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori è illegittimo. Perché, consentendo la rappresentanza sindacale aziendale ai soli sindacati firmatari del contratto applicato in azienda contrasta coi ”valori del pluralismo e libertà di azione della organizzazione sindacale”. E’ così che la Corte Costituzionale spiega nella sentenza sul giudizio di illegittimità dell’art. 19 comma 1 dello Statuto.

La sentenza, i cui contenuti essenziali erano stati resi noti il 3 luglio, è stata depositata martedì. Alla base il ricorso della Fiom contro la Fiat. Redattore della sentenza – la 231/2013 – il giudice Mario Rosario Morelli. Il comma 1 dell’art. 19 dello statuto dei lavoratori è stato dichiarato illegittimo perché, appunto se si consentisse la rappresentanza sindacale aziendale (Rsa) solo ai sindacati firmatari del contratto applicato nell’unità produttiva, i sindacati ”sarebbero privilegiati o discriminati sulla base non già del rapporto con i lavoratori, che rimanda al dato oggettivo (e valoriale) della loro rappresentatività e, quindi, giustifica la stessa partecipazione alla trattativa, bensì del rapporto con l’azienda, per il rilievo condizionante attribuito al dato contingente di avere prestato il proprio consenso alla conclusione di un contratto con la stessa”, spiega la sentenza. E se ”il modello disegnato dall’art. 19, che prevede la stipulazione del contratto collettivo quale unica premessa per il conseguimento dei diritti sindacali, condiziona il beneficio esclusivamente ad un atteggiamento consonante con l’impresa, o quanto meno presupponente il suo assenso alla fruizione della partecipazione sindacale, risulta evidente anche il vulnus all’art. 39, primo e quarto comma, della Costituzione, per il contrasto che, sul piano negoziale, ne deriva ai valori del pluralismo e della libertà di azione della organizzazione sindacale”. Questo si traduce ”in una forma impropria di sanzione del dissenso, che innegabilmente incide, condizionandola, sulla libertà del sindacato in ordine alla scelta delle forme di tutela ritenute più appropriate per i suoi rappresentati; mentre, per l’altro verso, sconta il rischio di raggiungere un punto di equilibrio attraverso un illegittimo accordo ad excludendum”.

“Nel momento in cui viene meno alla sua funzione di selezione dei soggetti in ragione della loro rappresentatività” e “si trasforma invece in meccanismo di esclusione di un soggetto maggiormente rappresentativo a livello aziendale o comunque significativamente rappresentativo, sì da non potersene giustificare la stessa esclusione dalle trattative, il criterio della sottoscrizione dell’accordo applicato in azienda viene inevitabilmente in collisione con i precetti di cui agli articoli 2, 3 e 39 della Costituzione”. Lo scrive la Consulta nella sentenza in cui motiva il giudizio di illegittimità costituzionale dell’art. 19, comma 1, dello Statuto dei lavoratori. L’art. 2 della Costituzione garantisce “i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali”; l’art. 3 tutela l’uguaglianza dei cittadini; l’art. 39 la libertà di organizzazione sindacale.

La Fiat si riserva di valutare se e in che misura il nuovo criterio di rappresentatività, nell’interpretazione che ne daranno i giudici di merito, potrà modificare l’attuale assetto delle proprie relazioni sindacali e, in prospettiva, le sue strategie industriali in Italia. Certamente – sottolinea la Fiat in una nota ufficiale – è necessario che, come anche la Corte suggerisce, il legislatore affronti rapidamente il generale problema della rappresentanza sindacale garantendo la certezza del diritto e l’uniformità dell’interpretazione normativa”.

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