Cosenza: neonato morto in sala parto, la Procura apre un’inchiesta

Pubblicato il 30 Dicembre 2010 - 21:10 OLTRE 6 MESI FA

La Procura della Repubblica di Cosenza ha aperto un’inchiesta sulla morte d’un neonato mercoledì sera alla “Madonnina”, una clinica privata di Cosenza, durante un parto cesareo. Il caso è stato denunciato dai genitori alla polizia, che ha sequestrato le cartelle cliniche e altro materiale sanitario legati all’episodio svelato oggi dal quotidiano “Gazzetta del Sud”.

Il Commissario Straordinario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, Franco Maria De Rose, ha disposto la costituzione di una commissione composta da esperti sanitari che avrà il compito di ricostruire i fatti e accertare eventuali responsabilità. La costituzione della commissione è stata disposta anche per “fronteggiare l’urgente bisogno – è scritto in una nota dell’azienda sanitaria – di documentare meticolosamente tutte le fasi che si sono succedute nella vicenda”.

Il commissario dell’azienda sanitaria ha evidenziato che “la delicatezza dell’episodio ci impone di fare tutto ciò che compete all’Asp per contribuire a ricostruire la verità dei fatti. La commissione, dopo aver esaminato gli atti, procederà a stilare un’apposita relazione tecnica, illustrativa e descrittiva dell’evento”.

Sui fatti si muove anche il Parlamento: “Ho chiesto ai carabinieri appartenenti al nucleo Nas della Commissione di avviare una istruttoria per far luce su quanto accaduto”, ha detto Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale. “Ci interessa, in particolare, approfondire le condizioni in cui opera questa clinica. La Commissione vorrebbe sapere quanti parti l’anno vengono assistiti e qual è la percentuale dei cesarei: sono dati importanti per comprendere se la struttura opera nelle condizioni di sicurezza indicate dal ministero della Salute. E’ necessario – sottolinea Marino – chiudere le strutture dove avvengono meno di 500 parti l’anno, perchè l’esperienza internazionale dimostra che possono essere pericolose, per la mamma e il bimbo, soprattutto in condizioni di emergenza”.