Costa Concordia, De Falco e la sua angoscia: “Non abbiamo salvato tutti”

Pubblicato il 18 Gennaio 2012 - 08:01 OLTRE 6 MESI FA

Costa Concordia (Lapresse)

ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO)- E’ l’uomo del momento e il suo ”torni a bordo!” è una frase tormentone sul web: il capitano di fregata Gregorio De Falco l’ha urlata al telefono con il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino.

Ma l’ufficiale che venerdì sera era a capo della sala operativa della capitaneria di Porto di Livorno si sente, ha confidato anche alla moglie Raffaella, ”angosciato per le persone che non si è riusciti a trarre in salvo”: ”La mia vocazione è il soccorso e non sono soddisfatto se non porto tutti a casa. Purtroppo ci sono stati dei morti”.

Questa volta ”non siamo riusciti a portare a termine fino in fondo il nostro dovere, quello di salvare tutti”, si rimprovera l’ufficiale.

Napoletano, 46 anni, è arrivato a Livorno nel 2006 dopo essere stato il comandante di Santa Margherita Ligure (Genova) e avere prestato servizio a Mazara del Vallo (Trapani). Laureato in giurisprudenza a Milano ha poi vinto il concorso per entrare nel Corpo delle Capitanerie di Porto: ”Lui – spiega ancora la moglie – e’, prima ancora che un militare, un uomo di legge”.

E anche quella telefonata, spiega, è stato il ”frutto di una forma mentis che ti spinge a cio’ che impone il senso della giustizia”. ”Non ho fatto niente di speciale, ma solo il nostro dovere”, confida lo stesso De Falco alle persone piu’ intime.

La sera di venerdì dopo aver ricevuto la telefonata dall’ufficiale di ispezione, De Falco si è precipitato nella sala operativa della capitaneria di porto, sapendo solo che c’era una nave passeggeri in difficolta’ e si doveva fornire assistenza a un numero imprecisato di persone. Non ha perso neanche un minuto perche’ sapeva che poteva essere prezioso: ”Mentre scendeva le scale – dice la moglie – aveva gia’ dato ordine di fare uscire due rimorchiatori da inviare sul posto e allertato il personale di guardia delle motovedette”. ”Ma perché la Costa – si chiede Raffaella ripensando al marito che scende di corsa le scale – che ha una flotta di circa 200 imbarcazioni, non ha inviato nessuno sul posto per prestare assistenza ai passeggeri superstiti?”.

Una volta in sala operativa De Falco ha capito con sempre maggiore precisione cosa stava accadendo. E a dargli conferme, paradossalmente, sono state proprio le concitate telefonate con Schettino: ”Piu’ delle parole ci ha preoccupato il tono. Per questo abbiamo approfondito la cosa. Siamo abituati ad andare a fondo alle questioni. E poi – spiega al quotidiano Il Tirreno – il fatto che il comandante parlasse di guasto elettrico non tornava con l’invito ai passeggeri di indossare i giubbotti di salvataggio. Un comandante serio non puo’ far preoccupare inutilmente i suoi passeggeri facendo loro indossare i giubbotti se non e’ necessario”.

E quanto al tono duro usato con Schettino e alle risposte del comandante della Costa Concordia che aveva parlato di un guasto tecnico, ”non e’ la prima volta – dice – che i comandanti di navi in situazioni di difficolta’ tendono a sminuire e ad essere per cosi’ dire silenziosi e reticenti”.