Arresti, ma solo a casa, per Schettino “capitan naufragio”

Pubblicato il 17 Gennaio 2012 - 20:25 OLTRE 6 MESI FA

Francesco Schettino (Foto LaPresse)

ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO) – Arresti domiciliari per il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino. E’ la decisione del gip di Grosseto, Valeria Montesarchio, che ha anche convalidato il fermo del comandante disposto dalla procura sabato scorso. Schettino “rischia fino a 15 anni di carcere, e le accuse sono omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono di nave”, ha spiegato il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, titolare delle indagini.

”Non lo capisco il provvedimento del Gip. Sono curioso di leggere le motivazioni e domani insieme agli altri colleghi ne prenderemo atto”. E’ il commento del procuratore di Grosseto Francesco Verusio dopo che il Gip non ha convalidato il fermo del comandante Francesco Schettino e lo ha scarcerato applicando la misura degli arresti domiciliari. ”Quando leggero’ il provvedimento del Gip vorro’ capire perche’ da un lato non ha convalidato il fermo ritenendo che non ci fossero gli estremi, mentre dall’altro lato ha applicato comunque una misura cautelare, anche se e’ quella dei domiciliari, piu’ gradata. Domani faremo le nostre valutazioni”.

Interrogato dai pm Schettino ha dato la sua versione dei fatti: “Ero io al comando al momento dell’impatto”. Poi rincara: “Ho salvato centinaia, migliaia di persone e non ho abbandonato la nave”. “La nave dopo l’urto con lo scoglio ha avuto uno sbandamento di 90 gradi. Non potevo risalire sopra”, ha detto ancora difendendosi dall’accusa di aver abbandonato la Concordia prima che fossero finite le operazioni di salvataggio dei passeggeri. “Provate voi se vi riesce a risalire su una imbarcazione in quelle condizioni. Ci vuole un elicottero…ci vuole”, ha ripetuto il suo legale Bruno Leporatti.

Che la versione di Schettino convinca o no il giudice, l’uomo verrà comunque sottoposto a esami tossicologici per verificare l’eventuale assunzione di sostanze stupefacenti. Il dubbio è che non fosse lucido, come sembra confermare il giudizio di uno psichiatra, Massimo Di Giannantonio: “La valutazione che si può trarre sul comportamento del comandante della nave Concordia, Francesco Schettino, ascoltando la sua telefonata con il comandante della Guardia Costiera, è quella di un comportamento incongruo rispetto alle sue responsabilità e ai suoi impegni”, e di ”una percezione alterata della realtà”.

Secondo lo psichiatra inoltre sorgono alcuni interrogativi: ”Quale era l’alcolemia di Schettino prima, durante e dopo il naufragio della nave, se sia stato fatto un esame tossicologico nel sangue per verificare l’assunzione di sostanze psicoattive legali o illegali – continua – e quando è stata l’ultima volta che il comandante è stato sottoposto ad una valutazione neuropsicologica”. Dalle parole invece del comandante della Guardia Costiera traspare, secondo Di Giannantonio, ”incredulità, sbigottimento e una severa condanna”.

E a gettare ombre sull’operato di Schettino è soprattutto l’uomo della capitaneria di Porto che venerdì notte ha parlato al telefono con lui, ordinandogli di risalire a bordo. ”Non è la prima volta che i comandanti di navi in situazioni di difficoltà tendono a sminuire e ad essere per così dire silenziosi e reticenti”. A parlare in una intervista a Il Tirreno on line è Gregorio De Falco, capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, quasi 20 anni di esperienza. Venerdì sera era a capo della sala operativa della Capitaneria e coordinava un team di cinque persone, ”il migliore che potessi avere – dice De Falco – nonostante ciò non siamo riusciti a portare a termine fino in fondo il nostro dovere, quello di salvare tutti. La mia vocazione è il soccorso e non sono soddisfatto se non porto tutti a casa. Purtroppo ci sono stati dei morti”.

Schettino più volte ha risposto che era tutto a posto e che c’era solo un guasto elettrico. E invece la nave già imbarcava acqua per aver urtato una scogliera. Da cosa avete capito che il comandante della Concordia stava mentendo? ”Più delle parole ci ha preoccupato il tono. Per questo abbiamo approfondito la cosa. Siamo abituati ad andare a fondo alle questioni. E poi il fatto che il comandante parlasse di guasto elettrico non tornava con l’invito ai passeggeri di indossare i giubbotti di salvataggio. Un comandante serio non può far preoccupare inutilmente i suoi passeggeri facendo loro indossare i giubbotti se non è necessario”. Quale è stato il ruolo della Capitaneria? ”Abbiamo fatto solo il nostro dovere, cioè portare a regime il soccorso”.