Covid, con la pandemia gli italiani sono diventati più… superstiziosi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Settembre 2021 - 18:28 OLTRE 6 MESI FA
Covid, con la pandemia gli italiani sono diventati più... superstiziosi

Covid, con la pandemia gli italiani sono diventati più… superstiziosi (foto Ansa)

Con la pandemia gli italiani sono diventati più razionali? Ovvio: no. Gli italiani sono anzi diventati più superstiziosi. Da un sondaggio Swg infatti è emerso che quest’anno ben il 40% degli intervistati si definisce superstizioso. Di essi il 5% confessa di esserlo sempre, il 35% solo in alcune situazioni. 

La crescita anno per anno

A credere nella sfortuna, nel 2015, era il 36% dei connazionali. Nel 2017, il dato è salito al 37%. Il 40% raggiunto nel 2021 conferma un trend che la pandemia pare aver accelerato. Quindi: con il coronavirus i superstiziosi sono aumentati.

Si conferma, dice lo studio, “una tensione e una ricerca verso modelli di spiegazione della realtà e di gestione della propria esperienza di vita che superano la dimensione della razionalità scientifica”.

Una ricerca, quella dell’irrazionalità, che gli italiani a dir la verità conoscono bene, anzi benissimo.

Le parole della professoressa Giannini

“La superstizione – spiega a Il Messaggero Anna Maria Giannini, docente di psicologia all’ateneo romano Sapienza e psicologa clinica dell’Ordine Psicologi Lazio – ha a che fare con le condizioni di maggiore incertezza e dubbio. La condotta superstiziosa si mette in campo perché è rassicurante. Tante persone, magari, dicono che non sanno se avere con sé un cornetto serva ad attirare la fortuna, ma nel dubbio lo tengono”.

“Nel caso del Covid, abbiamo sperimentato una delle più grandi incertezze della nostra vita. La gente, colta da grande instabilità su un aspetto chiave della persona, la salute, quindi in condizioni di insicurezza, appunto, più facilmente ha fatto ricorso a meccanismi superstiziosi, in quanto rassicuranti e perché costano poco. Se lo si possiede, non costa nulla portare con sé un talismano, che si crede protettivo”.