Covid-19, 4 mila casi a Genova gli fa un baffo. Folla e bugie in Castelletto

di Sergio Carli
Pubblicato il 4 Maggio 2020 - 07:09 OLTRE 6 MESI FA
Covid-19, 4 mila casi a Genova gli fa un baffo. Folla per un comico. Vigili?

Covid-19, 4 mila casi a Genova gli fa un baffo. Folla per un comico. Vigili?

 

 

Covid-19, a Genova non gli fa un baffo. Guardate questo video, dura 6 minuti di elegante ironia e divertimento.

La sorpresa è alla fine. Abbiate la pazienza di leggere queste note introduttive.

Vi anticipo solo una nota di commento, non alla performance, ma alle parole che sono state scritte. Lastrico ha scritto di avere interrotto lo spettacolo per evitare il rischio di eccessivo assembramento. Cosa non vera, c’era gente ma non tanta. Erano un po’ addosso l’uno all’altro, ma nemmeno troppo.

E Lastrico si è limitato a raccomandare di disperdersi un po’. Non ha interrotto proprio nulla. Poi però il timore di polemiche, questo incubo che, per chi ci vive dentro, è ormai Facebook, lo deve avere spinto a esagerare un po’.

Infatti un gruppo Facebook nominatosi “Genova contro il degrado” ha scritto che ad assistere c’erano runner che “sprizzano sudore e saliva a ben meno di due metri dalla gente”.

Se arrivate in fondo al vide vedete che c’era gente tranquilla e composta, non sembravano proprio runner, anzi non se ne vede l’ombra.

Non sembra ci fossero segni di contagio di Covid-19 e meno che mai di degrado. Era così tutto semplice, pulito.

I casi sono due. O l’autore del post non ha visto il video, o ha fatto un po’ alla Salvini, ha forzato la mano per dare più eco al suo messaggio.

Ma veniamo al video.

Forse se non siete genovesi è un po’ difficile da capire. L’interprete, Maurizio Lastrico, ha costruito il lungo monologo con una serie di giochi di parole.

Per farlo, ha sostituito verbi e nomi italiani con i nomi di città e quartieri di Genova e dintorni. Si è spinto anche oltre Appennino, fino ai dintorni di Torino, usando Pino Soprano e Carasco. Per il resto Genova.

Lo scenario è commovente per un genovese della diaspora. Così è stato per quel mio amico che, vedendolo, ha rivisto il porto, la lanterna. Dall’altra parte del golfo, ecco la collina di Oregina da cui scese 64 anni fa Massimo Donelli, insieme con migliaia di genoani.

Si vede l’ex ospedale dove il mio amico nacque, nel gennaio del 1945, mentre era in corso un bombardamento e il prete aveva troppa paura per battezzarlo.

E anche il palazzo, a picco su una salita che porta dritto alla casa di Mazzini, dove visse 25 anni, prima di emigrare, come la maggior parte dei giovani genovesi un po’ intraprendenti in quegli anni plumbei anche se non ancora di piombo.

Siamo in Castelletto, simbolo dello spirito di libertà e ribellione dei genovesi. Un secolo dopo Balilla, i genovesi insorsero contro i piemontesi che spianarono la città dal forte che la dominava. 

Oggi ci sono pini secolari e insulse e incongrue palme. Allora c’erano spalto e cannoni. Per questo alla fine i genovesi distrussero il forte e ci costruirono i bei palazzi inquadrati nel video di Maurizio Lastrico.

Il video è stato girato il primo maggio. In giro per l’Italia, vigili urbani e altre forze dell’Ordine erano scatenati alla caccia di assembramenti, per stroncare occasioni di diffusione del Covid-19.

Come nelle ordinanze repressive dell’Italia post napoleonica, o di quella occupata dai tedeschi nel ’43, più di 3 persone è proibito.

Il bravo Maurizio Lastrico parla per più di 6 minuti, cresce il numero degli spettatori, si capisce che in Castelletto c’è tanta gente che passeggia ma non si vede nessuno adare multe.

Eppure siamo in Liguria, una delle regioni con il più alto rapporto malati/popolazione, a Genova, che da sola fa metà di quei numeri.