Crac Dimaiolines: Finanza arresta 7 persone per bancarotta

Pubblicato il 23 Marzo 2012 - 15:32 OLTRE 6 MESI FA

TORRE DEL GRECO (NAPOLI) – Quattro persone arrestate, tre finite ai domiciliari, un’ottava raggiunta in Svizzera dal provvedimento disposto dalla Procura di Torre Annunziata (Napoli) ma di fatto ancora libera perche’ la misura non puo’ essere eseguita in terra elvetica. Si tratta di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e a false comunicazioni quella scoperta dagli uomini del gruppo della Guardia di Finanza oplontina che questa mattina hanno eseguito l’ordinanza emessa dalla Procura.

I fatti si riferiscono al crac della compagnia di navigazione Dimaiolines di Torre del Greco, il cui fallimento – avvenuto alla fine del 2010 – ha portato sul lastrico numerosi risparmiatori, che si sono visti privati – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – di risparmi per complessivi 40 milioni di euro. In carcere sono finiti Carlo, Angelo e Angela Di Maio, amministratori della societa’, e Angelo Pica (cugino dei Di Maio) in qualita’ di presidente del collegio sindacale. Ai domiciliari un dipendente della societa’, Massimo Balzano, e gli altri componenti del collegio sindacale, Alfredo Ibello e Concettina De Felice.

Sarebbe potuta essere una piccola ancora di salvezza per i risparmiatori della Dimaiolines invece, l’unica nave in dotazione alla societa’, la ”Baia Sardinia”, e’ stata ceduta in pieno crac finanziario prima ad una azienda liberiana e poi ad una societa’ turca. Proprio quest’ultima circostanza ha dato il nome all’operazione della Gdf, ”Cose turche”, scelto dalla Procura di Torre Annunziata (Napoli).  Ma quello che e’ ancora piu’ incredibile e’ che il passaggio fisico della nave dall’Italia alla Turchia avvenne nonostante molti passeggeri fossero muniti di regolare biglietto per essere trasportati in Sardegna. ”Questa condotta – spiega il procuratore della Repubblica, Diego Marmo, in un comunicato – risulta particolarmente odiosa poiche’ la motonave Baia Sardinia avrebbe potuto costituire almeno un ‘premio di consolazione’ per i numerosi creditori ammessi al passivo fallimentare (piu’ di 400, per un passivo ammontante a circa 10 milioni di euro)”.

”Le indagini – prosegue Marmo – hanno permesso di comprendere che i Di Maio hanno venduto in maniera solo fittizia, o quanto meno per un prezzo vile, la Baia Sardinia per aggirare le norme vigenti sulle vendite di imbarcazioni a societa’ extracomunitarie. La Baia Sardinia e’ stata poi ceduta ad una societa’ liberiana che a sua volta l’avrebbe venduta ad un’azienda turca. In realta’ durante tutti questi passaggi di proprieta’ (avvenuti tra il dicembre 2010 e il settembre 2011) la Baia Sardinia e’ sempre stata nella disponibilita’ della famiglia Di Maio, che la utilizzava per i collegamenti in Sardegna. Alla fine dell’agosto 2010 i Di Maio, una volta perfezionato l’ultimo trasferimento di proprieta’, hanno portato l’imbarcazione presso un cantiere di Aliaga in Turchia. Tale episodio desto’ lo stupore e la rabbia di molti passeggeri che, pur essendo muniti di regolare biglietto, non riuscirono a comprendere come mai non venisse assicurato il dovuto trasporto in Sardegna”.  Sull’imbarcazione pende un decreto di sequestro preventivo del gip di Torre Annunziata che dovra’ essere eseguito mediante rogatoria internazionale.