Cremazione/ La questione divide i vescovi: chi sparge le ceneri ha diritto al funerale religioso?

Pubblicato il 8 Giugno 2009 - 12:05 OLTRE 6 MESI FA

Una volta la cremazione era peccato, ora, secondo la Chiesa cattolica è una pratica eticamente lecita oltre che sempre più diffusa. Ma, dopo la cremazione? Chi decide di spargere le ceneri del defunto ha diritto al funerale religioso? O questo si può celebrare solo se i parenti accettano di conservare comunque e in qualche modo il corpo, in un’urna? La questione riguarda appunto il rispetto del corpo e la sua “conservazione” per il tempo della resurrezione. Questa va intesa in senso letterale oppure come messaggio etico?

Sempre più italiani scelgono la cremazione come forma di congedo dalla vita, e desiderano che le ceneri siano sparse al vento. La Chiesa registra il fenomeno, presente in maniera significativa anche tra i credenti, ma si divide sulla negazione del conforto delle esequie spirituali a chi vi ricorre.

Il vescovo di Pitigliano e Orbetello Marco Meini ha inviato una lettera ai parroci del grossetano per negare i funerali religiosi a chi sparge le ceneri: «conservare l’urna in un luogo diverso dal cimitero è una scelta contrarie alla fede cristiana».

Di opposto avviso Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì e commissario Cei per la Dottrina della fede: negare il funerale religioso «è il riflesso di una vecchia mentalità». La spiegazione poggia su un assunto teologico: come Dio collabora con i genitori alla configurazione della corporeità così può ripristinare il corpo dalle ceneri. L’importante è che la cremazione non venga vissuta come disprezzo e sottovalutazione della corporeità «come condizione specifica dell’uomo nella storia e nel cosmo».

In Italia le cremazioni corrispondono al 10% dei decessi (53mila su 558mila decessi annui) e sono in funzione 45 crematori (altri 6 entro giugno): 31 al Nord, 9 al Centro e 5 al Sud.