Crisi, mamma padovana fa la squillo per necessità: “Ai miei figli dico che lavoro al bar”

Pubblicato il 21 Maggio 2010 - 09:49 OLTRE 6 MESI FA

«Non trovo lavoro e da agosto mi prostituisco. Non posso far altro. Ai miei figli ho detto che faccio la barista in un locale notturno». A raccontare al quotidiano il Gazzettino il dramma della disoccupazione, figlia della crisi economica, è una quarantenne padovana che, per ‘scelta’ ha deciso di vendere il proprio corpo per le strade di Limena, in provincia di Padova.

La mamma-squillo padovana non è la sola ad aver avuto questa idea. A Limena sono ben quattro le italiane che, rimaste senza impiego in balìa della crisi economica, hanno deciso di battere il marciapiede insieme a donne di tutto il mondo, romene, albanesi, ucraine e nigeriane.

Il fenomeno delle prostitute per necessità è un fatto recente che sorprende il profondo e ricco nord. E per ora è circoscritto solo a Limena, dove il controllo degli sfruttatori è meno rigido. Nella zona industriale di Padova, invece, prostituirsi è più rischioso: chi ci ha provato è stata minacciata dal racket e ha dovuto cambiare zona.

«Ho un’invalidità al 30%: nessuno mi assume» ha confessato la donna». Una situazione comune a tutte le lucciole della crisi. «Abbiamo perso il lavoro, questa è l’unica alternativa». Soprattutto per chi – spiega la finta barista di night club – ha un’invalidità del 30% e proprio non trova nessuno disposto ad assumerla».

«Ho detto che faccio la badante», anche la bugia è sempre la stessa. Barista, badante, portiera. Figli, amici e parenti non devono sapere. La dignità è importante. Ma la crisi, che le ha buttate per strada, si fa sentire anche lì, nel gelo della notte di Limena: «Chiedo dai 20 ai 40 euro, ma i clienti sono sempre meno».