Daniela Poggiali, infermiera Lugo. Due medici indagati per concorso in omicidio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Aprile 2015 - 08:02 OLTRE 6 MESI FA
Daniela Poggiali, infermiera Lugo. Due medici indagati per concorso in omicidio

Daniela Poggiali, infermiera Lugo. Due medici indagati per concorso in omicidio

RAVENNA – Daniela Poggiali, l’infermiera di Lugo accusata di aver causato la morte di diversi pazienti, avrebbe avuto all’interno dell’ospedale due persone che l’hanno in qualche modo aiutata. Medici e dipendenti  dell’ospedale “Umberto I” di Lugo che almeno in un caso sapevano dei rischi e “non hanno impedito l’evento”. E’ la conclusione della procura: i due sono indagati per omicidio volontario in concorso con la Poggiali, per la morte avvenuta l’8 aprile 2014 di una paziente uccisa con un’iniezione letale di potassio. 

Uno è l’allora direttore del reparto di Medicina Interna. Il medico è un uomo di 66 anni nato a Palermo ma residente a Bologna. L’altra persona indagata è l’allora caposala, una 60enne nata a Copparo (Ferrara) ma residente a Fusignano (Ravenna) e da poco in pensione. Ai due – difesi dagli avvocati Guido Magnisi e Roberto D’Errico di Bologna – nei giorni scorsi è stata notificata un’informazione di garanzia dai Pm ravennati Alessandro Mancini e Angela Scorza titolari del fascicolo.

Al momento viene loro contestato l’omicidio della settantottenne Rosa Calderoni sulla base dell’articolo 40 capoverso del codice penale. Ovvero “non impedire un evento, che si ha l’obbligo di impedire, equivale a cagionarlo”. In questo caso, sulla base delle verifiche condotte fin qui dai carabinieri dell’Investigativo, i due avrebbero omesso di adottare le misure organizzative e procedurali idonee a impedire l’uccisione della donna materialmente commessa dalla Poggiali. Al medico in particolare vengono ricondotte autopsie interne senza avvertire la magistratura, nell’ambito di una sorta di indagini irrituali che avrebbero finito con l’agevolare la morte della Calderoni. Mentre alla caposala viene ricondotta una mancata vigilanza del personale infermieristico nonostante diverse segnalazioni sull’operato della Poggiali.