Dare dello iettatore è reato. Colobraro a Cassazione: “Valga anche per le città”

Pubblicato il 8 Marzo 2013 - 14:50 OLTRE 6 MESI FA

COLOBRARO (MATERA) – Dare a qualcuno dello “iettatore” è reato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione. Che adesso deve fare i conti con le accuse di Colobraro. Gli abitanti di questo paesino della Basilicata hanno criticato la sentenza. Si sono sentiti punti nel vivo, sottolinea il Giornale, visto che c’è una dicerìa secondo cui loro “portano sfortuna”. Quindi, è il loro ragionamento, se vale per le singole persone, deve valere anche per un’intera comunità.

Motivo del contendere, la sentenza con cui la Cassazione ha confermato la condanna per diffamazione ad un conduttore radiofonico pugliese che aveva detto, riferito a una persona: “Porta male, devo toccare ferro”.

Per la Suprema Corte chi usa termini che risultano offensivi in base al significato che assumono nella comune sensibilità, “a prescindere dal loro spessore culturale e dalla loro base scientifica”, commette il reato di diffamazione. Secondo i giudici di Cassazione la dannosità di false credenze popolari può essere rilevata empiricamente e spesso sfocia nelle discriminazioni verso alcune categorie sociali individuate in base al sesso, alla religione, all’etnia.

L’uomo, dj di ‘Radio Regio Stereo’ ad Altamura (Bari), era già stato condannato dalla Corte d’Appello di Bari per diffamazione verso diverse parti offese, di cui aveva detto che “portavano male”.

Ma gli abitanti di Colobraro considerano questa sentenza una specie di involontaria “legittimazione della superstizione”. Se la iettatura non esiste, è il loro ragionamento, anche il peso diffamatorio dello iettatore non dovrebbe esistere. Ma a Roma, al Palazzaccio, la pensano diversamente…