Decreto Letta, una prof: “Un padre mi ha chiesto di bocciare il figlio”

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Giugno 2013 - 13:00 OLTRE 6 MESI FA
Decreto Letta, una prof: "Un padre mi ha chiesto di bocciare il figlio"

Decreto Letta, una prof: “Un padre mi ha chiesto di bocciare il figlio”

ROMA – La lettera alla redazione di Repubblica la invia la prof di un liceo romano. Racconta che il padre di un suo studente le ha chiesto di bocciare il figlio alla Maturità, altrimenti non potrebbe essere assunto nella pizzeria in cui lavora visto che il datore di lavoro gli ha proposto il contratto dopo aver saputo del decreto legge Letta. Che offre sgravi, appunto, a chi assume giovani lavoratori senza diploma. Un caso limite, si chiede la prof? Oppure la legge incentiva l’ignoranza?

Ecco cosa scrive la prof:

Il padre di uno dei miei maturandi, che chiamerò Andrea, mi ha chiesto di bocciare il ragazzo. Andrea è stato uno studente molto volenteroso

durante tutto l’anno e non è tra quelli che rischiano in alcun modo la bocciatura. Figlio di una famiglia dignitosa della periferia romana si è barcamenato con caparbia tra lo studio e il lavoro a nero in una pizzeria per aiutare la famiglia.

Non conoscevo il padre del ragazzo e inizialmente pensavo stesse scherzando. Solo dopo le sue insistenze accorate ho capito che diceva sul serio. Mi ha spiegato che i proprietari del ristorante dove Andrea lavora gli hanno assicurato che potevano finalmente assumerlo in maniera stabile grazie alla nuova legge sul lavoro in cui le agevolazioni sono però riservate unicamente a ragazzi senza diploma.

Non sono stata in grado di rispondere, per la prima volta in vita mia mi sono fermata a riflettere sulla mia funzione di educatrice. Un dilemma che non riesco a sciogliere: devo continuare a svolgere il mio ruolo con serietà o non è più giusto assicurare al ragazzo un lavoro stabile e bocciarlo? In fondo come mi ha spiegato il padre, Andrea si può tranquillamente diplomare il prossimo anno avendo però la fortuna di avere già un lavoro.

o non so davvero cosa fare e spero di essere incappata in un caso limite. Mi chiedo però come sia stato possibile concepire una legge che premiando i giovani privi di diploma rischia di incentivare l’abbandono scolastico. È l’ennesima umiliazione del mio lavoro come di quello di tanti colleghi che nonostante tutto buttano il cuore e l’anima oltre le carenze strutturali della pubblica istruzione. Mi domando a questo punto quale senso abbia il mio lavoro.