Dissero a Borghezio “fascista, razzista”: assolti. Il giudice: “Non è reato”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Luglio 2014 - 19:26 OLTRE 6 MESI FA
Dissero a Borghezio "fascista, razzista": assolti. Il giudice: "Non è reato"

Dissero a Borghezio “fascista, razzista”: assolti. Il giudice: “Non è reato”

ROMA – Assolti i ragazzi che avevano preso di mira Mario Borghezio. Quegli epiteti (“razzista”, “fascista”) non sono un reato, non sono un’ingiuria, se pronunciati durante una manifestazione politica. E così il giudice di Torino ha spiegato, nelle motivazioni della sentenza pronunciata il 23 giugno scorso, perchè abbia assolto tre ragazzi “Oggi i toni aspri e le espressioni anche ingiuriose sono diventati linguaggio comune della politica anche parlamentare. Il fatto non costituisce reato”.

I fatti risalgono al 19 febbraio 2011. Tre antagonisti del centro sociale occupato “Gabrio” erano andati a disturbare i militanti della Lega Nord impegnati a raccogliere firme contro le moschee al loro gazebo in un mercato rionale di Torino, a Borgo San Paolo, zona popolare tradizionalmente “rossa”. Gli antagonisti hanno iniziato a lanciare cori e insulti i militanti della Lega e alcuni politici tra i quali c’era l’eurodeputato Borghezio. Stando alla denuncia di Borghezio ai carabinieri gli imputati avrebbero detto “fascista, leghisti di merda, Borghezio assassino, razzista”, ma anche frasi più minacciose come “sappiamo dove abiti, ti veniamo a prendere a casa, questa è una zona rossa, non permetteremo mai che la Lega o i fascisti vengano qui a parlare”.

Il giudice ha assolto gli imputati e oggi spiega:

“L’onorevole Borghezio non ricorda bene i fatti per un processo di rimozione ma conferma ‘con molta certezza’ quanto riportato nella querela senza peraltro identificare alcuni degli imputati”. “Se anche si volesse comunque dare una offensività intrinseca ai due termini – aggiunge – si pone il problema della liceità in un contesto di critica politica di una manifestazione tra partiti o movimenti ideologicamente antagonisti”, soprattutto considerando che “oggi i toni aspri e le espressioni anche ingiuriose sono diventati linguaggio comune della politica, anche parlamentare”.