Divorzio, assegno intatto alla moglie se ha lasciato il lavoro per crescere un ragazzo modello

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 16 Gennaio 2019 - 11:31| Aggiornato il 30 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Dietro ad ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, recita un noto detto. E si potrebbe dire che dietro ad un grande ragazzo c’è spesso una grande mamma. Se il ragazzo in questione cresce con ottimi risultati scolastici il merito sarà pure anche della madre che, lasciando il lavoro, lo ha seguito nei compiti e negli studi durante tutto il percorso scolastico. 

La pensa così il tribunale di Torino, con una sentenza che rende merito ad una donna che, come molte altre, dopo essere rimasta incinta ha lasciato il proprio lavoro da impiegata per dedicarsi a casa e figlio, e al divorzio dal marito (che il lavoro non l’ha mai lasciato ma ha portato avanti la propria carriera, con frequenti trasferte) ha rischiato di vedersi togliere l’assegno di mantenimento. 

Così avrebbe dovuto essere secondo la discussa sentenza Grilli, come è stato ribattezzato il pronunciamento della Corte di Cassazione (n. 11504/17) che ha stabilito che il “mantenimento non va riconosciuto a chi è indipendente economicamente”, ovvero ha redditi, patrimoni o “capacità e possibilità effettive” di lavoro personale e “la stabile disponibilità” di un’abitazione. 

La sentenza di due anni fa riguardava un divorzio eccellente: quello tra l’ex ministro dell’economia Vittorio Grilli e l’imprenditrice Lisa Caryl Lowenstein, e diede un colpo di spugna a tutta una legislazione che aveva riconosciuto il ruolo di moglie come, appunto, un ruolo, se ricoperto a vantaggio dei successi del marito. 

Adesso il tribunale di Torino stabilisce che non sempre è così, almeno se ci sono figli in famiglia, riferisce Erica Di Blasi su Repubblica Torino. Nel caso della signora Cristina, madre e casalinga cinquantenne e impiegata fino alla nascita del figlio, i giudici hanno chiarito che sono anche un po’ merito suo i risultati del figlio, iscritto ad ingegneria aerospaziale con il sogno di lavorare per la Nasa. Il ragazzo è sempre stato il primo della classe, al liceo si è diplomato con il massimo dei voti ed è stato ricevuto dal sindaco, Chiara Appendino, ricorda Repubblica.

Successi a cui probabilmente la madre ha contribuito nel momento in cui ha deciso di lasciare il lavoro per dedicarsi a lui. In quegli anni avrebbe potuto concentrarsi sulla propria di carriera, ma ha seguito quella del figlio. Se la sentenza Grilli fosse stata applicata si sarebbe ritrovata, a 50 anni, a doversi mettere alla ricerca di un posto. Con un buco lavorativo di vent’anni. Perché il lavoro di madre a tempo pieno, quello no, non si può mettere nel curriculum.