Divorzio, sposati uno ricco non vale più. L’assegno, quando c’è, non deve essere ricco

di Riccardo Galli
Pubblicato il 14 Ottobre 2019 - 12:47 OLTRE 6 MESI FA
Divorzio, sposati un uomo ricco non vale più. L'assegno, quando c'è, non deve essere ricco

Una foto d’archivio Ansa sul divorzio

ROMA – Divorzio tre sentenze di fila e fresche fresche di Ottobre 2019. Dicono tutte e tre, dicono che l’antico e radicatissimo sposati un o ricco…non vale più.

Per generazioni e generazioni, con più o meno ingenuità, per celia o per effettivo programma di vita, alle donne giovani le donne anziane consigliavano: sposati uno ricco

Il che era non solo un consiglio, un indirizzo, una saggezza per la sicurezza materiale dentro la vita coniugale. E non solo un ammortizzatore di eventuali cadute di tono della stessa vita coniugale (i soldi non danno la felicità ma aiutano eccome a gestire l’infelicità). Lo sposati uno ricco era l’ago che indicava la stella polare nella bussola della donna sia durante la navigazione dentro il matrimonio sia quando fosse toccato di navigare nei mari aperti di un matrimonio sfociato in rottura o divorzio.

Insomma il consiglio era: se un marito non ricco ti lascia, allora al danno sentimentale ed emotivo va aggiunto quello della indigenza economica. Troppo. Se invece a mollarti è stato un uomo ricco, la consolazione o anche solo la comodità di farsi da lui mantenere è una gran consolazione e una gran comodità. All’occorrenza e al piacere, anche una vendetta.

Quindi sposati un uomo ricco…Lo dicevano le bisnonne poi le nonne e quindi lo hanno detto le madri e in qualche modo continuano a dirlo le figlie. Certo, cambiano le parole con cui viene detto. Le bisnonne non avevano in genere autonomia economica e decisionale: se il marito le mollava erano perdute. L’uomo ricco era quindi il sogno ma anche più semplicemente una condizione di certezza del futuro. Le nonne già le nonne volevano sposarsi più per amore che per altro. Ma erano ancora cittadini ed esseri umani inferiori quanto a diritti riconosciuti rispetto ai loro mariti, fratelli, padri. Quindi l’uomo ricco era perfino via per l’emancipazione. Magari travestendolo l’uomo ricco da principe azzurro.

Le mamme allo sposati l’uomo ricco dissero ai loro tempi formalmente e convintamente basta. Basta essere sottomesse anche se mantenute. Basta perché le donne lavorano. Basta col maschio padrone anche se gran padrone. Divenne questo il canone ufficiale rispettato. Sotto il quale però non poche donne sia del popol minuto che di quello grasso hanno continuato ad apprezzare le qualità dell’uomo ricco. Qualità che si evidenziavano soprattutto dopo il matrimonio. Anzi dopo il divorzio.

Per decenni il farsi sposare era la prima parte dell’equazione farsi mantenere. Esile, minima o ridondante che fosse questo mantenere, il senso comune e la legislazione stabilivano che il coniuge si faceva carico a vita dell’altro (quasi sempre l’uomo della donna). Il matrimonio era un contratto anche finanziario la rottura del quale imponeva una penale vita natural durante. Così pensava la gente, così lavoravano gli avvocati, così sentenziavano i Tribunali. E quindi l’uomo ricco…divorziare da lui era ottenere assegno di divorzio altrettanto ricco.

Non è più così, o almeno non lo è più nelle sentenze di divorzio. Non c’è l’obbligo di mantenere l’altro al “tenore di vita precedente”. Non c’è l’obbligo e quindi non c’è più la certezza di assegno divorzile ricco se l’ex coniuge è ricco. Scrivono i giudici in sentenza che questo sarebbe “prelievo forzoso”. Quindi non si fa, non si deve fare più.

Al coniuge, ex coniuge più debole economicamente spetta assegno di divorzio calibrato sul concetto e misura di indipendenza economica. Insomma l’ex coniuge più debole non deve essere costretto in indigenza dal divorzio. Ma non deve restare ricco se era sposato con un ricco. Sposati uno ricco e…non vale più. Meglio e pure più giusto lo sposati uno giusto. Questa sì che è una assicurazione, forse non per tutta la vita. Ma per gli anni che dura la migliore, la più dolce e calda delle assicurazioni.