Domnica Cemortan: “Sul ponte io e Schettino aspettavamo elicottero”. Spot bis del libro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Settembre 2014 - 15:08 OLTRE 6 MESI FA
Domnica Cemortan: "Sul ponte io e Schettino aspettavamo elicottero". Spot bis del libro

Domnica Cemortan (Foto Lapresse)

ROMA – Domnica Cemortan torna a parlare: “Sul ponte io e Francesco Schettino aspettavamo un elicottero”. Secondo spot per il lancio del libro della giovane moldava assistente dell’ex comandante della Costa Concordia. Che rischia nuovamente di essere indagata per non aver parlato quando interrogata, nella sede opportuna, anziché ad un settimanale. 

In un colloquio con la rivista “Oggi” Cemortan sostiene che la notte del naufragio, il 13 gennaio del 2012, mentre migliaia di persone si accalcavano ai ponti più bassi della nave per saltare sulle scialuppe di salvataggio, lei, Schettino e il maitre Ciro Onorato si mossero in direzione opposta

“Salimmo al ponte 11, e anche se Schettino sostiene di esserci andato per controllare la dritta della nave io dico che eravamo lì ad aspettare un elicottero che portasse via tutti e tre. O forse solo qualcuno di noi”.

Una rivelazione che non cambia la ricostruzione dell’incidente, ma secondo la moldava

“mostra nello sviluppo delle operazioni di soccorso alcune stranezze. Mentre a bordo si scatenava l’inferno e decine di persone perdevano la vita, veniva predisposta un’uscita rapida e indolore per pochi privilegiati. Subito dopo l’impatto Schettino si fece raggiungere in plancia da Ciro Onorato, maitre di bordo, che non dimentichiamolo, è fratello di Gianni, che all’epoca era direttore generale di Costa Crociere (adesso passato a Msc, ndr). Schettino era sempre al telefono. Parlava con qualcuno, ma non capivo cosa dicesse. Dopo aver dato l’ordine di abbandonare la nave, chiese a me e a Ciro di seguirlo sul ponte 11. Sinceramente non capivo. Perché andare lassù?”.

“Nessuno parlò dell’arrivo di un elicottero, ma mentre eravamo lì, il comandante aveva un’aria impaziente, continuava a guardarsi in giro, come se aspettasse qualcosa. A un certo punto disse: “Ma qui non ci vede nessuno!”. Il riferimento mi è sembrato inequivocabile. Chi mai doveva vederci di notte in cima alla nave? Da sotto nessuno ci poteva vedere. Evidentemente era dall’alto che dovevamo renderci visibili. Volevo segnalare la nostra posizione ma non arrivò nessuno. Dopo una ventina di minuti, arrivò una telefonata a Schettino. Quando la interruppe gli chiesi se stava arrivando un elicottero, ma lui rispose che i piani erano cambiati e dovevamo tornare giù, ai ponti inferiori”.