Tra Don Verzè e Renato Soru il curioso affare della Shardna

Pubblicato il 1 Agosto 2011 - 14:24| Aggiornato il 3 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

MILAN- Il San Raffaele era e resta un grande ospedale, una “istituzione” sanitaria da tenersi cara, per Milano dove ha sede e per tutto il paese. Ma fino a ieri il San Raffaele “made in Don Verzè” era anche una “istituzione” finanziaria, grande soprattutto nello spendere e spandere, per se stesso e anche…Per se stesso la cupola da 160 milioni a azzardati e faraonici acquisti di terreni in Sudamerica. Per gli “altri”, per gli altri si indaga su un sistema di false fatturazioni, su ipotetici fondi neri, su soldi fatti arrivare per via di consulenze e affari entrambi “gonfiati” a chiunque potesse tornar utile. Ovviamente soprattutto ai politici, in una, diciamo così, vasta politica di “relazioni sociali” intessuta e voluta dal sacerdote fondatore e padrone. Almeno fino a ieri, fino al miliardo di “buco” finanziario, fino al Vaticano che “commissaria” il San Raffaele e Don Verzè.

Tra i tanti affari discutibili ce n’è uno minore ma curioso assai per la natura del partner del San Raffaele: la società Shardna. Società che si occupava di biotecnologie e in particolare di studi sul Dna dei nati in Sardegna.  Era il 2000 e la Shardna era all’ottanta per cento di properità di Renato Soru, diventato governatore della Sardegna per ilo centro sinistra. La Shardna godeva di finanziamenti della Regione sarda e quindi nel 2006 correttamente Soru vende la sua quota. E chi la compra? La comprano il San Raffaele e Don Verzè. Comprano l’84 per cento delle azioni al prezzo di tre milioni. Nel frattempo però la società tutta vale poco più di nulla: ha un sacco di debiti e il database dove sono custoditi 15mila campioni di Dna a stento pareggia i debiti con la sua valutazione in bilancio pari a 10 milioni. In realtà ne vale meno della metà come stabilirà successiva perizia del San Raffaele. Che però ha già comprato ed ha quindi pagato tre milioni ciò che tanto non valeva. Domanda: perchè Don Verzè, intimo di Silvio Berlusconi al punto di definirlo “uomo mandato dalla Provvidenza all’Italia” mette la sua firma su un affare che è un obiettivo vantaggio per Renato Soru avversario politico del premier?

Soru ha risposto al Corriere della Sera, che ha rivelato la vicenda: “Mi sorprende leggere affermazioni postume, attribuite a persone scomparse e prive di qualsiasi fondamento. Ma, evidentemente, non contestabili”. Sul prezzo di vendita ha scritto: “Resta un valore più che congruo, se si considera che ricerche analoghe sono state finanziate con decine di milioni”.