Due ristoranti al confine fra 3 regioni di zone diverse. La titolare: “Costretti a chiudere per limitare le spese”
Pubblicato il 18 Novembre 2020 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA
Due ristoranti a confine fra 3 regioni di zone diverse. La titolare ora costretta a chiudere: “Devo limitare le spese”
Iside De Cesare – titolare di due ristoranti al confine fra 3 regioni di zone diverse – è stata costretta a chiudere entrambi i locali in attesa che un nuovo dpcm permetta, in futuro, di ricircolare tra le regioni.
Le due attività,”La Parolina” e “La Monaldesca”, si trovano esattamente sul confine dove si incontrano le tre regioni.
Nel cuore dell’area naturalistica del Monte Rufeno, tra le province di Viterbo, Terni e Siena.
“Il paradosso – racconta la ristoratrice – è che i ristoranti si trovano per qualche centinaio di metri in territorio laziale, oggi classificato in zona gialla nella lotta al Covid e quindi potremmo restare aperti per il pranzo.
Ma, a parte molti affezionati romani, i due terzi della nostra clientela arrivano dall’Umbria e dalla Toscana, che si trovano praticamente a due passi da qui.
Umbria e Toscana sono però inserite nelle fasce arancione e rossa e quindi impossibilitate ad essere raggiunte.
E al tempo stesso i cittadini non possono muoversi dai rispettivi comuni di appartenenza”-
“Così – aggiunge Iside – non abbiamo avuto alternativa che chiudere per limitare le spese e salvaguardare il più possibile l’azienda”.
“Siamo costretti a tenere chiusi i ristoranti – continua – ma poi tutti i giorni devo sconfinare e andare in Toscana.
Perché i miei figli vanno a scuola a San Casciano dei Bagni”.
Che aggiunge: “Per chi abita qui è normale relazionarsi con le altre due regioni, per tutti i servizi siamo costretti ad andare al di là dei confini”.
Ma la ristoratrice ammette che sarebbe stato difficile per il governo fare tutti i distinguo del caso:
“La cartina geografica non si può modificare a seconda delle esigenze o delle opportunità.
E quindi non ci resta che accettare la situazione e sperare che tutto questo passi presto”.
Ma sottolinea: “Forse andava fatto un ragionamento più approfondito a monte, sarebbe stato opportuno verificare fin da subito chi davvero aveva ristoranti adatti al distanziamento sociale o meno, ma questa è un’altra storia”.
Il Natale si avvicina e Iside non è molto ottimista: “Se ci permetteranno di aprire noi siamo pronti, ma la vedo dura”. Infine, il capitolo aiuti:
“Se i ‘ristori’ ci permetteranno di salvare le nostre aziende lo scopriremo solo vivendo, intanto proviamo a resistere”. (Fonte: Ansa).