Elena Ceste, Michele Buoninconti risponde per due ore al gip

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Febbraio 2015 - 22:18 OLTRE 6 MESI FA
Elena Ceste, Michele Buoninconti risponde per due ore al gip

Elena Ceste, Michele Buoninconti risponde per due ore al gip

ASTI – “Elena non l’ho uccisa io, cercate il vero colpevole”. Cinque giorni dopo l’arresto per l’omicidio della moglie, Michele Buoninconti ha rotto il silenzio. E a sorpresa, nell’interrogatorio di garanzia nel carcere di Quarto d’Asti, ha risposto alle domande del gip Giacomo Manson, che gli contesta anche l’occultamento del cadavere di Elena Ceste.

Per circa due ore quest’uomo, descritto come macerato dall’odio nell’ordinanza che ne ha disposto l’arresto, “ha risposto a tutte le domande”.

“E’ deciso a difendersi e ad andare fino in fondo”, si limitano a dire i legali che lo difendono, Chiara Girola e Alberto Masoero. Avvocati d’ufficio e non di fiducia del vigile del fuoco, che avrebbe rifiutato il patrocinio gratuito di un noto penalista piemontese, forse convinto di avere buone chance per difendersi. O forse, come sosteneva prima di Natale, rassegnato ad una condanna che rischia di fargli passare il resto dei suoi giorni dietro le sbarre.

“Buoninconti è deciso a difendersi e ad andare fino in fondo”, ribadiscono gli avvocati Girola e Masoero, che hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito. E che in caso di parere contrario del gip, che ha cinque giorni di tempo per decidere, sono pronti a rivolgersi al tribunale del Riesame. Di fronte a loro i numerosi indizi “gravi, precisi e concordanti” secondo cui per l’accusa il 24 gennaio di un anno fa Buoninconti ha ucciso la moglie “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

Il delitto nella casa di Costigliole d’Asti, in frazione Motta, “presumibilmente per asfissia”, mentre la vittima curava “l’igiene personale”. Poi la corsa con quel cadavere nudo in auto, approfittando della nebbia, per gettarlo nel rio Mersa, il rigagnolo a poco più di un chilometro di distanza dove è stato ritrovato quasi per caso nove mesi dopo. Ancora poche settimane e la decomposizione avrebbe cancellato per sempre la possibilità di scoprire la verità sulla scomparsa di questa madre di quattro figli che era stata avvistata ovunque, da Torino a Tenerife, e che invece giaceva morta nel fango vicino casa.

“Il nostro riserbo è in linea con la nostra strategia difensiva”, sottolineano gli avvocati Girola e Masoero, che non si sbilanciano sulle risposte del loro assistito. “Innocente? Non possiamo esprimerci sull’innocenza del nostro assistito – si limitano ad aggiungere – perché abbiamo deciso di non parlarne”.