Elena Ceste, ricorsi Michele Buoninconti: “Non fu omicidio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Marzo 2016 - 16:14 OLTRE 6 MESI FA
Elena Ceste, ricorsi Michele Buoninconti: "Non fu omicidio"

Elena Ceste, ricorsi Michele Buoninconti: “Non fu omicidio”

ASTI  – Elena Ceste, ricorsi Michele Buoninconti: “Non fu omicidio”. E’ stato depositato presso la Corte d’Appello di Torino il ricorso dei legali di Michele Buoninconti contro la condanna a trent’anni per l’omicidio della moglie, Elena Ceste. Lo ha reso noto all’ANSA Enrico Scolari, che insieme a Giuseppe Marazzita difende l’uomo. “I ricorsi depositati sono due, distinti e complementari – ha spiegato Scolari -. Ognuno tratta diverse argomentazioni”. Il legale nel suo ricorso “ha trattato aspetti più scientifici”, dai quali “emergono – sostiene – nuovi importanti elementi”.

In realtà, stando a quanto spiega il sito de Lanuovaprovincia.it  i ricorsi saranno due: uno presentato dall’avvocato Enrico Scolari di Ivrea e uno del collega Giuseppe Marazzita di Roma. Il primo riguarderà l’aspetto delle prove, il secondo questioni giuridiche. La difesa, come previsto dalla legge, ha avuto 45 giorni di tempo, dal deposito delle motivazioni ad inizio febbraio, per elaborare la sua controffensivo di secondo grado.

Spiega Lanuovaprovincia:

I tre punti sui quali aveva annunciato di voler approfondire il ricorso erano gli stessi che sono stati i pilastri dell’accusa: causa della morte, terriccio rinvenuto sugli abiti di Elena consegnati ai carabinieri e celle telefoniche. Pare che sia soprattutto sulle ragioni che hanno portato al decesso della donna che la difesa abbia puntato un risultato diverso a questo “secondo giro” di processo. Al processo di Asti si sono confrontate in aula due tesi di morte contrapposte: quella per strangolamento sostenuta dalla pubblica accusa e dalla parte civile (che aveva nominato come consulente di parte il dottor Testi) e quella per assideramento propugnata dalla difesa collocata in una forte crisi psicotica che avrebbe investito Elena quella mattina spingendola a denudarsi, a vagare per la campagna fredda e a nascondersi (o a cadere) nel rio Mersa dove è stata trovata nove mesi dopo.

Una accurata rilettura dell’esame autoptico da parte di un nuovo consulente della difesa avrebbe fornito agli avvocati e all’imputato un particolare che fornirebbe una nuova ipotesi di morte della donna, non omicidiaria. Sulle tracce di fango si insisterà sull’esiguità del campione rilevato rispetto all’evidenza scientifica per validarne gli esiti mentre sulla geolocalizzazione di Michele quel mattino e sui suoi spostamenti attraverso i passaggi nelle celle telefoniche, la difesa ha perfezionato la convinzione dell’imprecisione di questo metodo per collocare l’uomo nella mappa fra casa, rio Mersa e strade limitrofe.