Elisabetta Grande e Maria Belmonte uccise, pm: “Un patto tra uomini”

Pubblicato il 15 Novembre 2012 - 15:24 OLTRE 6 MESI FA
Elisabetta Grande e Maria Belmonte uccise, pm: “Un patto tra uomini”

CASERTA – Secondo il pm della Procura di Santa Maria Capua Vetere ad uccidere Elisabetta Grande e Maria Belmonte, nascondendo poi i cadaveri fino al loro ritrovamento 8 anni dopo, sarebbero state due persone. I pm parlano di una sorta di un “patto tra uomini”, due uomini che avrebbero ucciso le due donne e avrebbero fatto sparire i corpi seppellendoli in casa, e poi avrebbero continuato più o meno regolarmente la loro vita.

I loro resti sono stati trovati dalla polizia martedì scorso in una intercapedine nel garage della villetta di Castel Volturno, in provincia di Caserta, dove era rimasto a vivere da solo Domenico Belmonte, marito e padre delle due donne, medico oggi settantatreenne che fu direttore del centro clinico del carcere napoletano di Poggioreale. Belmonte, dopo un interrogatorio durato molte ore in cui non ha saputo o voluto fornire nessuna spiegazione convincente, è stato arrestato con l’accusa di sequestro di persona, duplice omicidio e occultamento di cadavere. Resta indagato ma libero, invece, Salvatore Di Maiolo, marito separato di Maria Belmonte.

Scrive il Corriere della Sera:

Nella storia di Elisabetta e Maria nessuno ha fiatato per anni. Non Belmonte, che non ha mai denunciato la sparizione di moglie e figlia e ora dice di non averlo fatto «perché si sono allontanate volontariamente e perché ritengo che ciò sia una cosa vergognosa per un uomo»; non Di Maiolo, che dice: «Dopo la separazione (nel 2001, ndr ) non ho mai avuto la curiosità di incontrare o di parlare con la mia ex suocera o con la mia ex moglie». E non hanno fiatato nemmeno i vicini, pure se da un giorno all’altro non hanno più visto quelle due donne che stavano aprendo in paese un negozio di detersivi e ne avevano parlato in giro per raccogliere un po’ di clienti.

«Sono legato a Salvatore perché è bravo figlio, forse un po’ taciturno, ma è una brava persona», dice il medico dell’ex genero, al quale trovò un lavoro da infermiere a Poggioreale, come del resto alla figlia, anche se lei poi decise di lasciarlo. E Di Maiolo: «Devo essere grato al dottor Belmonte». Perciò gli faceva da autista quando l’altro era ancora in servizio, e poi lo aiutò a sgomberare dai detersivi il negozio mai aperto di Elisabetta e Maria, e ogni giorno gli portava a casa i giornali perché l’ex suocero non usciva più, ma giura di non essere mai andato oltre il giardino e quindi di non aver mai visto lo stato di abbandono al quale Belmonte si era ridotto.

Figurarsi se da chi parla così può venire una indicazione sul movente dell’omicidio. Sempre che di omicidio si tratti. E non invece di doppio suicidio gestito poi con follia dal medico e, «per gratitudine», magari anche da suo genero.