Elmo e Diego Bianciotto, indagati per evasione. Sono tra leader dei Forconi no tasse

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Novembre 2014 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA
Elmo e Diego Bianciotto, indagati per evasione. Sono tra leader dei Forconi no tasse

Elmo Bianciotto durante la protesta dei Forconi di dicembre 2013

PINEROLO – Un sequestro di beni per due milioni e mezzo di euro. Beni come una Ferrari F458, una Porsche 911 con il motore elaborato, e diverse altre auto da Rally. In totale sette auto tra cui le più “modeste” Mercedes ML e Audi Q7.  E ancora: il congelamento, in banca, di  14 conti correnti  e  il sequestro di 23 appezzamenti di terreno e 7 immobili, compresa una villa.  A subire il tutto sono stati due fratelli di Pinerolo (Cuneo): Elmo e Diego Bianciotto. 

Ai due la Finanza contesta una presunta evasione da 10 milioni di euro. Contesta e quindi preventivamente sequestra. Ma chi sono Elmo e Diego Bianciotto? Sono due fratelli proprietari di un deposito di mezzi militari ma soprattutto sono e sono stati tra i leader del Movimento dei Forconi in Piemonte. Ovvero leader di quelli che al grido di “no tasse” per giorni in tutta Italia hanno paralizzato le città e si sono anche scontrati con le forze dell’ordine. Tra quelle città c’era anche Torino, dove gli scontri furono particolarmente duri e ci furono diversi agenti feriti.

I fratelli Biancioni erano tra i leader di quel movimento che protestava per le troppe tasse. Ora, secondo la Guardia di Finanza, viene fuori che le tasse non le pagavano proprio. Tutto iniziato con un accertamento del 2009 in cui è emerso un giro non chiaro di fatture milionarie tra le tre aziende della famiglia.

Così su La Stampa Antonio Giaimo riassume le contestazioni della Finanza a carico dei due fratelli:

Gli inquirenti sostengono che si tratti di fatture stampate ad arte per operazioni inesistenti, finalizzate ad abbassare il reddito. Ma non basta, è emersa anche una vendita con la Afrique Service Senegal, con sede a Dakar, per ben 442.000 euro. I finanzieri si sono insospettiti quando hanno visto che per questa transazione non esistevano garanzie, indispensabili in questi casi. E fra le spese finiva di tutto, dai costi per le gare automobilistiche alle sponsorizzazioni. Anche il magistrato concorda con la tesi delle Fiamme Gialle: si tratta di elementi «passivi» fittizi, finalizzati ad abbattere il reddito. E così è stato, infatti alla Finanza risulta che mentre le società denunciavano poche decine di migliaia di euro, i soci come persone fisiche denunciavano tremila o 4 mila euro a testa.