Emanuela Orlandi, nessuna traccia nella chiesa di Sant’Apollinare

di redazione Blitz
Pubblicato il 24 Ottobre 2013 - 12:40 OLTRE 6 MESI FA
Il fratello di Emanuela Orlandi con una foto della ragazza

Il fratello di Emanuela Orlandi con una foto della ragazza

ROMA – I resti di Emanuela Orlandi non sono nascosti all’interno della chiesa di Sant’Apollinare, ovvero lì dove Emanuela ha passato le ultime ore prima di sparire il 22 giugno 1983. Mesi di analisi sulle cassette di ossa conservate nella cripta hanno dato questo come risultato. Non c’è traccia di Emanuela, anche se un’ipotesi investigativa collegava la sparizione di Emanuela alla chiesa dove, anni più tardi, sarebbe stato sepolto Renatino De Pedis, esponente di spicco della Banda della Magliana, più volte entrata nell’inchiesta sulla Orlandi.

Le indagini sulla scomparsa di Emanuela, legate alla scomparsa di un’altra ragazzina, Mirella Gregori, proseguono anche sulla base delle dichiarazioni di Marco Fassoni Accetti, unico indagato per il sequestro e l’omicidio della 15enne. Fabrizio Peronaci ricostruisce la complessa pista che farebbe ipotizzare un complotto internazionale, con epicentro in Vaticano, dietro il rapimento:

Le informazioni processualmente più rilevanti, se, come appare scontato, sarà chiesto il rinvio a giudizio di Accetti (che tra l’altro ha fatto ritrovare un vecchio flauto identico a quello di Emanuela), riguardano il traffico telefonico. I sequestratori promisero il rilascio della ragazza «in cambio» della scarcerazione di Alì Agca, ma perché? L’indagato, che sostiene di essersi deciso a parlare sperando nel «vento nuovo» portato da papa Francesco, ha detto che il rapimento (ideato perché durasse pochi giorni) va inquadrato in una guerra tra due fazioni in Vaticano. La parte «progressista» (composta da lituani e francesi) in cui fu ingaggiato era contraria alla linea anticomunista di Wojtyla, e dal 1979-80 avrebbe fatto pressioni sullo Ior di Marcinkus per frenare l’invio di fondi al sindacato Solidarnosc.

Poi, dopo l’attentato e in seguito alle presunte «imbeccate» dei servizi segreti occidentali affinché il turco accusasse il mondo dell’Est, questo «nucleo di controspionaggio» avrebbe attuato il doppio «prelevamento». Il fine era indurre Agca (cosa che poi accadde) a ritrattare «le calunnie» contro i bulgari, facendogli credere che sarebbe stato liberato, grazie alle pressioni (legate a Emanuela) sul Vaticano e a quelle (legate a Mirella) sull’Italia, in particolare sul presidente Pertini, titolare del potere di grazia (e anche questa arrivò, seppure solo nel 2000). Scenario realistico?