Emanuele Morganti, a Chi l’ha visto parla la nonna del migliore amico: “Perché i carabinieri…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Aprile 2017 - 08:22 OLTRE 6 MESI FA
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Emanuele Morganti

ROMA – A Chi l’ha visto parla la nonna del migliore amico di Emanuele Morganti, il ventenne ucciso fuori da un locale ad Alatri.

“Mio nipote mi ha detto di aver tentato di salvarlo in tutti i modi, ma i buttafuori l’hanno tenuto fermo. Nel caos, lui non ricorda bene i visi, ma solo Emanuele a terra. Quello che non capisco è perché i carabinieri, invece che prendere i veri delinquenti, hanno preso mio nipote, che era sul corpo di Emanuele, e l’hanno messo in una macchina, tenendolo chiuso lì dentro per 20 minuti. Le due persone arrestate erano conosciute ed erano lì, perché non sono stati fermati loro quella notte?”.

A Le Iene invece ha parlato la sorella di Emanuele, Melissa. Una testimonianza drammatica:

“I medici mi hanno detto che non c’era niente da fare. La bestia che l’ha colpito, l’ha colpito per ucciderlo, sapeva dove colpire. Non si poteva nemmeno tentare un intervento, aveva il cervello spappolato. I suoi occhi erano neri e gonfi, era quasi deformato. Al mattino non aveva più attività cerebrale. Abbiamo aspettato le sei ore in cui, per legge, doveva essere alimentato prima che vengano spente le macchine. Spero che quelle persone vivano a lungo, con quell’atrocità, quell’orrore che ho provato io. Da quanto è morto non ho più paura di morire, perché c’è lui che mi aspetta. Non sono convinta che sia stata una disgrazia o una cosa sfuggita di mano”.

Poi Melissa parla di una possibile vendetta:

“A novembre – dicembre – racconta la sorella di Emanuele – mi disse che c’era uno che lo volevo menare. Mi disse: ‘Ho parlato con una ragazza, il fidanzato l’ha presa a botte e io mi sono messo in mezzo. L’ho tenuto a terra. Mi ha detto che se tornavo lì mi ammazzava’. Non sto dicendo che sia l’assassino di mio fratello, racconto il fatto”.

Il ragazzo in questione in realtà è già in carcere, ma Melissa ha fatto ulteriori ricerche, scoprendo che è amico di uno degli indagati:

“Le mani degli assassini non sono solo quelle di coloro che l’hanno colpito”, ha continuato la ragazza: “Nessuno, nessuno ha chiamato i carabinieri. Uno dei reati più gravi commessi quella sera è l’omissione di soccorso, a cominciare di tutti. Compresa chi va in televisione a piangere. Se quando iniziava il tutto qualcuno faceva qualcosa, non sarebbe successo. Nessuno ha fatto niente. Non dico gli amici che hanno cercato di difenderlo, certo. Ma chi fisicamente non poteva fare niente, poteva gridare, chiamare qualcuno. Perché non dicono la verità”.