Emanuele Morganti, il racconto del pestaggio ad Alatri: i 15 minuti dell’orrore

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2017 - 08:21 OLTRE 6 MESI FA
Emanuele Morganti, il racconto del pestaggio ad Alatri: i 15 minuti dell'orrore

Emanuele Morganti, il racconto del pestaggio ad Alatri: i 15 minuti dell’orrore

ALATRI – Sono stati 15 minuti di orrore, di violenza inaudita e gratuita, consumata davanti a decine di ragazzi che riempivano la piazza centrale di Alatri. 15 minuti che hanno portato, alla fine, alla morte di Emanuele Morganti. Nessuna azione fulminea ma compiuta a più riprese anche se per il Procuratore capo di Frosinone Giuseppe De Falco per ora non i può parlare di premeditazione. Piuttosto di una violenza scatenatasi probabilmente da un mix di alcol e droga e dalla voglia aberrante di dimostrare “davanti a tutti chi comanda e controlla il territorio”.

Emanuele venerdì notte è nel locale Mirò Club, il circolo Arci sul quale ci sono controlli per verificare eventuali irregolarità. E’ con la sua fidanzata, il locale è pieno, complice il week end ed una festa privata. Al bancone si innesca una lite con un altro ragazzo per un cocktail, una banalità, parole pesanti, qualche spintone e niente più. Il giovane protagonista dell’alterco “non ha nulla a che fare col pestaggio e resta nel locale” dicono gli investigatori. A quel punto però intervengono i buttafuori: prendono Emanuele e lo scaraventano fuori dal locale.

E lì inizia il film dell’orrore: il ragazzo è circondato e picchiato da un gruppo che è nella piazza. Riesce a rialzarsi e fugge. Ma il branco lo insegue, lo riprende e lo picchia ancora. Fino ai colpi finali, forse inferti con un manganello e un tubolare in ferro. Colpi alla testa, sferrati con violenza inaudita, insensata, terribile. Molti guardano. Solo un amico di Emanuele interviene, si butta sul suo corpo ed è fatto bersaglio di colpi. Impaurito si sottrae.

A sferrare i colpi letali, secondo testimonianze “che (secondo l’Ansa) hanno avuto riscontri” i due fermati, Mario Castagnacci, cuoco, che per gli investigatori dovrebbe essere il responsabile del colpo mortale, e Paolo Palmisani. Colpiscono finchè Emanuele non si muove più. Poi i soccorsi, la corsa in ospedale, e la morte due giorni dopo. I due scappano a Roma da parenti dove vengono fermati. Ma si indaga per capire eventuali responsabilità di altri, dal buttafuori ad alcuni complici.