Emanuele Morganti, parla Domenico: “Non conosco chi l’ha aggredito”

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Aprile 2017 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA
Emanuele Morganti, parla Domenico: "Non conosco chi l'ha aggredito"

Emanuele Morganti, parla Domenico: “Non conosco chi l’ha aggredito”

FROSINONE – Omicidio di Alatri (Frosinone), parla Domenico, il primo ragazzo con cui Emanuele Morganti ha litigato la sera della rissa mortale davanti al locale Arci Mirò Music Club.

“Il gruppetto che ha aggredito Emanuele sicuramente non voleva difendere me, è gente che non conosco, non l’ho mai frequentati, ha detto Domenico a Chi l’ha visto?, il programma di Rai Tre condotto da Federica Sciarelli. Secondo Domenico “la lite al bar non è assolutamente collegata a ciò che è accaduto fuori. Non conosco i buttafuori, era la seconda volta che andavo in quel posto. Conosco Michel (uno dei tre arrestati, ndr.) di vista, ma non l’ho mai conosciuto di persona. Il gruppetto che ha aggredito Emanuele sicuramente non voleva difendere me, è gente che non conosco, non l’ho mai frequentati”.

Parole, quelle di Domenico, che, se vere, fanno vacillare l’ipotesi che proprio dalla lite al bancone del bar tra Emanuele e Domenico sia nata la rissa fuori dal locale costata la vita al ventenne.

Domenico sostiene di aver avuto con Emanuele “un diverbio verbale nato e morto là. Poi se all’esterno ha avuto un diverbio con qualcun altro io non lo posso sapere, perché ero rimasto all’interno del locale”. E la conferma di questa teoria arriva anche da alcuni testimoni, secondo cui i due giovani quella sera non hanno più avuto contatti in seguito.

Ma se davvero le cose stanno così, perché Emanuele Morganti è stato aggredito? La teoria della sorella è che si sia trattato di una vendetta covata da tempo.

Attualmente per la morte di Emanuele sono stati arrestati  i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani e Michel Fortuna. Resta da chiarire il ruolo di Franco Castagnacci, padre di Mario, che si trovava all’esterno del Club.

Anche quattro buttafuori del locale sono indagati per omicidio volontario aggravato dai futili motivi: si tratta di Manuel Capoccetta, Damiano Bruni, Pjetri Xhemal e Michael Ciotoli. Uno di loro, Damiano Bruni, ha raccontato a Chi l’ha visto?:

“Io non ero vicino al bancone, ero vicino alla consolle. Una ragazza mi avvicina e mi dice: ‘Stanno litigando. Ma in pista tutto era tranquillo. Quando mi giro vedo due colleghi andare verso il bancone. Ho provato ad avvicinarmi, ma il locale era troppo pieno. I miei colleghi due ragazzi, prendono Emanuele e lo accompagnano fuori. Ho visto questa scena a dieci metri. Quando è stato preso Emanuele, una nuvola di gente, venti o trenta persone, si sono affrettate ad uscire dietro a lui e ai due colleghi. Mi sono avvicinato alla scala, mi hanno fatto segno: ‘A posto, stanno fuori’. Allora sono rimasto dentro”.

Damiano sostiene di non essere uscito dal locale fino alla chiusura, alle 2:30. Ma di fianco alla sua auto parcheggiata poco lontano i poliziotti trovano un manganello di legno, con la scritta ‘onore e fedeltà’. “Era mio, un regalo di mio nonno. Mai usato. Io non ho avuto mai contatti con Emanuele quella notte”, sostiene Damiano.