Emergency, Frattini: “Sono innocenti. In caso di accuse interverrà la giustizia italiana”. Ma nessuna protesta sulla immotivata detenzione

Pubblicato il 18 Aprile 2010 - 17:41 OLTRE 6 MESI FA

 

Secondo il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, i tre operatori di Emergency arrestati il 10 aprile a Lashkar Gah, nel sud dell’Afghanistan, sono stati liberati anticipatamente su “pressante” richiesta del governo italiano poichè non c’erano “elementi sufficienti per formulare” l’accusa mossa inizialmente nei loro confronti, cioè quella di aver partecipato a un complotto per uccidere in un attentato il governatore della provincia di Helmand.
Siamo alla domenica sera, 18 aprile e l’entusiasmo esonda. Non c’è dubbioo che sia un grande successo avere portato a casa vivi e interi quei tre poveretti. Quel che comunque non convince è l’atteggiamento del ministro oggi e una settimana fa. Oggi sembra Talleyrand che siede al congresso di Vienna, la settimana scorsa era più rassegnato della mamma di Vallanzasca dopo la condanna del figlio. L’atteggiamento di Fattini si era fatto talmente notare che il primo ministro Silvio Berlusconi era dovuto intervenire  con pubblica dichiarazione e poi con una lettera diretta al presidente afghano Karzai, dando prova, se ce fosse stato bisogno, della stoffa ben differente da quella del suo ministro di cui il presidente del Consiglio è fatto.
Ma se non andava bene la rassegnazione, quando si parlò di “vergogna nazionale“, altrettanto male va l’acritico entusiasmo. Ma porca miseria, prendono tre italiani, li mettono in galera, gli cuciono addosso una serie di accuse infamanti compresa quella di avere ordito il rapimento di due connazionali, e nessuno dice niente?
Frattini questo tema non lo ha nemmeno sfiorato. Ha tenuto una giuliva conferenza stampa domenica pomeriggio a Palazzo Chigi, insieme col sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.
I tre operatori, Marco Garatti, Matteo dell’Aira e Matteo Pagani, si trovano ora in stato di piena libertà all’ambasciata italiana di Kabul, e saranno rimpatriati nelle prossime ore a bordo di un volo speciale italiano Essi potranno però essere sottoposti a indagine da parte della magistratura italiana nel caso in cui dovessero emergere in futuro fatti contro di loro.
Come ha spiegato Frattini, in cambio del loro rilascio «il governo afgano ha chiesto l’impegno formale del governo italiano che, qualora emergano successivamente alla liberazione delle accuse nuove, o si approfondiscano le accuse originali che non giustificavano più la detenzione, siano le autorità giudiziarie italiane, con la legge italiana ad occuparsi del caso».
«È una garanzia che rappresenta evidentemente un gesto di fiducia verso l’Italia», ha concluso il ministro.
Intanto, da Kabul, un comunicato dei servizi di intelligence afghani, (Nds), diffuso domenica, annuncia che «i tre italiani di Emergency sono stati rilasciati perché non colpevoli».

Dopo sette giorni di detenzione, ha spiegato Frattini, «l’accusa non era stata ancora formulata, ma, non essendovi elementi sufficienti per formularla, è stato deciso, sotto nostra richiesta pressante, di mettere in libertà piena i nostri connazionali arrestati». Il governo, ha tenuto a sottolineare il titolare della Farnesina in conferenza stampa, «non ha seguito, neanche per un attimo, quelle voci piuttosto polemiche e strumentali, ma per fortuna isolate, che chiedevano al governo italiano un approccio di forzatura, imposizione e di accusa formale» nei confronti del governo di Kabul, che «avrebbe messo le autorità afghane in posizione di irrigidimento».

Rammentando i momenti principali della crisi di questi giorni, e della sua felice conclusione, il ministro degli Esteri ha ricordato i suoi «primi e immediati contatti, con il ministro degli Esteri afghano, attraverso l’inviato speciale che si è trasferito subito a Kabul, l’ambasciatore Iannucci, con il presidente Karzai e il consigliere per la sicurezza nazionale».

Nel clima di euforia per la liberazione dei tre, che contrasta vivamente con l’atteggiamento tenuto una settimana fa, trasudante colpevolismo, Frattini ha espresso ancora i suoi ringraziamenti a tutti coloro che hanno collaborato alla liberazione dei tre operatori di Emergency per aver «lavorato tutti davvero come una squadra». In particolare Frattini si è rivolto al suo staff a Roma e Kabul, all’ambasciatore in Afghanistan Claudio Glaentzer e l’ambasciatore Massimo Iannucci. Si è trattato, per il ministro degli Esteri, di un lavoro portato avanti con “contatti discreti” con l’intelligence afghana nel “rispetto” delle autorità di Kabul.

Tanto trionfalismo autoreferenziale deve avere irritato i nervi del sempre impertubabile Letta, che alla fine non ne ha potuto più e ha ricordato che “non per questo meno determinanti”, sono state le parole scritte da Berlusconi a Karzai e “lo spirito della sua lettera”.