Emilia Romagna, caos sulla notizia (poi smentita) dei medici positivi asintomatici richiamati al lavoro

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 24 Marzo 2020 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA
Emilia Romagna: i medici positivi ma asintomatici richiamati al lavoro. Ma non sono contagiosi?

Medici positivi asintomatici al lavoro in Emilia Romagna (Ansa)

ROMA – In Emilia Romagna i medici positivi al coronavirus ma asintomatici possono tornare a lavoro su base volontaria. Lo indica una direttiva della Regione alle aziende ospedaliere. Letta così, la notizia suscita un po’ di sorpresa. Ma come, proprio i medici che sono a contatto coi pazienti? Forse si intende che i medici positivi asintomatici possono tornare, ma non in corsia. Forse verranno relegate ad altre mansioni, diciamo logistiche, di supporto a chi resta a contatti coi pazienti. 

La spiegazione del commissario Venturi.

In realtà si è trattato di un cortocircuito di comunicazione, con la Regione che si è affrettata a negare questa possibilità (cioè che i sanitari positivi tornassero a lavoro): “Nessun operatore sanitario positivo al Covid-19 può recarsi al lavoro”. Lo chiarisce il commissario per l’emergenza in Emilia-Romagna Sergio Venturi spiegando che “la direttiva indirizzata alle aziende sanitarie rappresenta un documento di strategia generale che, effettivamente, può aver generato confusione lì dove si parla di volontarietà”. “Lo ripetiamo, la sicurezza delle persone viene al primo posto, a partire ovviamente da tutti gli operatori sanitari”, prosegue.

“Già nelle prossime ore incontreremo i sindacati, che già avevano segnalato questo aspetto, per chiarire e ribadire tale concetto”, aggiunge Venturi.

La direttiva regionale

La direttiva regionale prevede infatti il tampone per screening periodici “con cadenza quindicinale a tutti gli operatori sanitari operanti in aree Covid-19 a massima diffusione. Al fine – si legge – di definire le dimensioni delle forze lavoro in campo. Nell’ottica di proporre, su base volontaristica, la ripresa del lavoro ai soggetti positivi ma asintomatici”.

La decisione dell’Emilia Romagna segue provvedimenti analoghi presi in Veneto e annunciati in Lombardia. Il sindacato autonomo dei medici (Snami) contesta il presupposto clinico – ritenuto infondato – che gli asintomatici non trasmettano il virus, non siano contagiosi. 

Vengono citate in proposito le evidenze riscontrate a Vo’ Euganeo. E le conclusioni del professor Sergio Romagnani, ordinario di Immunologia clinica all’università di Firenze. Dei 3.000 abitanti del paese  sottoposti a tampone, la grande maggioranza delle persone infettate da Covid-19, tra il 50 e il 75%, è completamente asintomatica ma rappresenta una formidabile fonte di contagio. 

La direttiva, relativa alle ‘Priorità per screening diagnostico nella Regione Emilia Romagna’, elaborata d’intesa con l’assessore alle Politiche per la salute, prevede una modulazione differenziata dell’effettuazione dei tamponi al personale sanitario, sia per numero che per tempi, a seconda che siano in zone ad elevata, moderata o massima diffusione del virus.

La logica, “in un’ottica di contingentazione delle risorse – si legge nella direttiva – è quindi quella di definire diversamente da area ad area, da situazione epidemiologica a situazione epidemiologica, le priorità per l’utilizzo dello screening virologico”. (fonte Ansa)