Emily Formisano, la rabbia del papà: “Se il divieto fosse stato scritto in italiano, ora sarebbe viva”

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Gennaio 2019 - 09:15 OLTRE 6 MESI FA
Emily Formisano, la rabbia del papà: "Se il divieto fosse stato scritto in italiano, ora sarebbe viva"

Emily Formisano, la rabbia del papà: “Se il divieto fosse stato scritto in italiano, ora sarebbe viva”

BOLZANO – “Se il divieto fosse stato scritto anche in italiano, mia figlia sarebbe ancora viva”. A parlare è Ciro Formisano, il papà della piccola Emily, morta a soli 8 anni, lo scorso 4 gennaio, in seguito di un incidente con la slitta sulle montagne dell’Alto Adige. La bimba e la sua mamma, Renata Dyakowska, hanno imboccato per errore una pista nera sulla quale era consentito transitare solo con gli sci e sono finite contro un albero. Emily è morta sul colpo, mentre la madre si trova ora ricoverata in gravi condizioni all’ospedale di Bolzano.

Intervistato dal Tg1, papà Ciro grida ora tutto il suo dolore. “La tragedia si poteva evitare”, va ripetendo da giorni. Probabilmente, dice, sia lui che sua moglie non hanno visto le indicazioni di divieto per gli slittini e non hanno percepito la pericolosità della pista che presentava una sensibile pendenza perché quei cartelli erano scritti in tedesco.

“Da tempo Emily mi chiedeva di portarla sulla neve ed era contentissima di stare lì e divertirsi con lo slittino”, ha raccontato ancora al Tg1 Formisano. “Dopo la salita  – spiega – ci son poche decine di metri e inizia subito la discesa e mia moglie vedendola assolutamente non voleva scendere da lì”. La donna stava giocherellando con la figlia sulla spianata in attesa che il marito capisse quale fosse la direzione giusta. Ma ad indicare la strada c’era solo quel cartello con la scritta in tedesco e un simbolo di divieto microscopico che è sfuggito alla coppia. 

Intanto la procura della Repubblica di Bolzano ha dissequestrato la pista da sci al Corno del Renon in Alto Adige dove si è consumata la tragedia. La procura bolzanina in una nota ha fatto sapere che “sono ancora da sviluppare alcuni essenziali punti in merito all’elemento soggettivo di entrambe le persone indagate”, che sono la madre della bimba e un responsabile del comprensorio sciistico del Corno del Renon.

Ma il presidente della società Funivie Corno del Renon, Siegfried Wolfsgruber, non si sente “colpevole per la tragedia”. “Purtroppo non erano preparate, non conoscevano il territorio: non possiamo mettere sulle piste personale 24 ore su 24”, aveva spiegato. “Se c’è un cartello solo in tedesco – aveva aggiunto – c’è però anche il simbolo con l’indicazione del divieto” aveva spiegato, ricordando che “il cartello più importante è quello all’inizio, ed è anche in italiano: quello dove si dice che una pista da sci non è una pista da slitte”.