Mafia, colpito clan dell’Ennese: tra gli arrestati un dipendente regionale

Pubblicato il 18 Maggio 2010 - 08:42 OLTRE 6 MESI FA

Gli agenti della squadra mobile di Enna hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta, nei confronti di presunti affiliati alle cosche mafiose dell’Ennese. Tra le accuse contestate agli arrestati nell’operazione, denominata “Game Over”, c’è anche la gestione di una “casa da gioco” clandestina: secondo gli investigatori infatti la cosca sarebbe specializzata nel controllo di appalti pubblici e nella gestione di alcune bische.

Gli arrestati sono Angelo Maria Gloria, 38 anni, imprenditore edile di Enna; i fratelli Giuseppe, Salvatore e Pietro Stella, di Raddusa, manovali, rispettivamente di 45, 44 e 48 anni; Ivano Antonio Di Marco, nato a Catania ma residente a Raddusa, operaio, e Calogero Silvio La Malfa, inteso Gerry, di Piazza Armerina, 49 anni, impiegato presso l’Ufficio Regionale per l’incremento turistico, unico incensurato. Sono tutti accusati di far parte della cosca guidata dal boss Salvatore Seminara.

Figura di spicco, tra i sei arrestati, è quella di Angelo Maria Gloria. Figlio di Giuseppe, candidato a sindaco di Enna alle amministrative del 30 maggio prossimo con una lista, Dc III polo (esclusa per irregolarità), secondo gli inquirenti Gloria avrebbe “supportato stabilmente le attività di Cosa Nostra, in particolare della famiglia di Enna, dalla quale riceveva vantaggi e sostegno alla sua attività imprenditoriale”. L’imprenditore edile avrebbe svolto il ruolo di intermediario tra esponenti mafiosi di primo piano ed una ditta che effettuava lavori edili a Piazza Armerina, alla Villa Romana del Casale, alla quale doveva essere imposta l’assunzione di Giuseppe Stella, anche lui tra gli arrestati, e la scelta dei fornitori.

Di Marco era anche il cassiere dell’organizzazione. Era ritenuto inoltre l’uomo di fiducia di Cosa Nostra in provincia di Enna, in particolare del boss Salvatore Seminara e del suo braccio destro Tano Drago.

Con Seminara e Drago, Di Marco sarebbe stato legato da uno strettissimo rapporto di dipendenza gerarchica, tanto che gli avevano affidato il controllo della bisca di Piazza Armerina, in provincia di Enna, e le casse dell’organizzazione mafiosa. Secondo gli investigatori, dopo l’arresto di Drago e di Semaria, Di Marco continuava a ricevere ordini dal carcere e ad eseguirli con scrupolo e si mise a disposizione di una donna con la quale il boss aveva una relazione sentimentale, per aiutarla a fronteggiare eventuali difficoltà economiche.