Epatite C, Roberto Del Bo va in India per comprare super-farmaco. Ora fa causa al ministero

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Febbraio 2017 - 13:34 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Per guarire Roberto Del Bo ha dovuto percorrere 7000 km. E’ dovuto andare fino in India per acquistare il super-farmaco contro l’epatite C che in Italia gli era stato negato. Prima aveva provato a farselo spedire ma è stato fermato alla dogana di Fiumicino, perché illegale. Quando finalmente, lo scorso 2 settembre, un giudice gli ha restituito il pacco sequestrato, Roberto era già andato e tornato dall’India per il timore di perdere il ricorso. Ora ha deciso di fare causa all’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco e al Ministero della Salute, per ottenere il risarcimento delle spese sostenute. Chiede 40 mila euro ed è in attesa di una data per l’udienza.

Proprio in questi mesi l’Aifa sta trattando con le case farmaceutiche per cercare di abbassare il presso dei costosissimi farmaci anti epatite C. L’accordo di due anni fa prevedeva una spesa media di 15 mila euro a paziente, decisamente troppi per gli oltre 300mila malati presenti sul territorio italiano. Ad oggi solo 65 mila hanno ricevuto gratuitamente la cura dal sistema sanitario. Solo quelli più gravi, per evidenti necessità di razionamento.

Tutti gli altri, lasciati in attesa dal sistema sanitario, sono costretti ad avventurarsi in Asia, dove è in commercio lo stesso farmaco a prezzi più contenuti. Acquistarlo privatamente in Italia sarebbe proibitivo: costa 80 mila euro ed è comunque difficile da trovare, vista la scarsa domanda. L’acquisto in India è al limite della legalità perché la legge italiana vieta di importare da altri paesi farmaci che sono già autorizzati in Italia. Ecco perché il farmaco ordinato da Roberto Del Bo era rimasto bloccato alla frontiera. Il paziente si è allora rivolto al Tribunale del Riesame per vedere riconosciuto il proprio diritto a curarsi e ha vinto il ricorso. In attesa che la giustizia facesse il suo corso però è comunque volato in India per assicurarsi la terapia. Ora che il suo pacco è stato sbloccato ha deciso che, se sarà guarito al termine del primo ciclo, regalerà il doppione a un altro malato.

Nell’atto di citazione in giudizio di Aifa e ministero chiede che l’Agenzia cambi la classificazione del farmaco e lo renda disponibile a un maggior numero di persone. Con il dissequestro Roberto Del Bo ha già costituito un fondamentale precedente. Se gli fosse riconosciuto anche il risarcimento, avrebbe spianato la strada per migliaia di malati nelle sue condizioni.