Equitalia, “cassiere intascava soldi delle tasse”: condannato, deve ridare 53mila€

Pubblicato il 31 Ottobre 2012 - 18:13 OLTRE 6 MESI FA
Equitalia, “cassiere intascava soldi delle tasse”: condannato, deve restituire 53mila €

ROMA – La Corte dei Conti dell’Emilia Romagna ha condannato un operatore di Equitalia, Federico Sabattini, a restituire all’agenzia 52..500 euro che avrebbe sottratto in soli quattro mesi. Secondo la magistratura contabile Sabattini fingeva di fare il versamento del denaro che i cittadini gli mettevano in mano per pagare tasse e imposte, consegnava loro una ricevuta, ma subito dopo annullava il pagamento e si intascava i soldi. In soli quattro mesi (giugno-ottobre 2007) avrebbe quindi sottratto a Equitalia almeno 56.500 euro. La Corte dei conti dell’Emilia-Romagna lo ha quindi condannato a risarcire Equitalia di tutto il denaro rubato, ovvero 52.500 euro (gli altri 4.000 gli erano già stati trattenuti dallo stipendio).

Federico Sabattini, cassiere e operatore di retro-sportello di Equitalia, aveva lavorato prima a Parma, poi a Reggio Emilia e infine a Guastalla (Reggio Emilia). La ‘tecnica’ truffaldina di Sabattini è venuta a galla dopo che un contribuente, anni fa, si è presentato ad Equitalia inferocito perché aveva trovato un sollecito di pagamento di una cifra che era certo di aver già saldato: ha portato la ricevuta del versamento effettuato il 26 luglio 2007 allo sportello di Reggio Emilia e protestato con la società di riscossione. Sabattini all’epoca era stato trasferito da poco a Reggio Emilia dopo una serie richiami ‘guadagnati’ nel primo semestre 2007 quando lavorava alla sede centrale di Parma: erano emerse irregolarità e disfunzioni nel suo lavoro e cosi’ era stato richiamato e trasferito.

Poco dopo il suo arrivo a Reggio Emilia, si sarebbe scoperto il resto: Equitalia (oltre a spedire Sabattini a Guastalla) avviò un’ispezione interna che portò alla luce le sue malefatte. Poi nel marzo del 2008 mandò i documenti alla Procura contabile per denunciare il danno erariale subito.

Sabattini nel febbraio 2008 ammise le sue responsabilità, rassegnò le dimissioni e promise di restituire tutto il dovuto. Nel giudizio contabile che è stato discusso contro di lui davanti alla Corte dei conti non si è mai costituito (e dunque non si è difeso con un avvocato) e anche le ultime notifiche che gli ufficiali inviati dalla Procura contabile hanno tentato di fargli avere sono andate a vuoto: al suo indirizzo di residenza a Reggio Emilia, scrive l’agenzia Dire, non è stato trovato nessuno e al momento della discussione del processo era formalmente “irreperibile”.

Il verdetto della Corte dei conti nei suoi confronti, però, è arrivato ugualmente: i giudici contabili hanno deciso di condannarlo per responsabilità amministrativa, nella fattispecie più grave del dolo intenzionale, a risarcire a Equitalia tutto ciò che ha sottratto, come chiesto dalla Procura, ma anche di confermare il sequestro conservativo, scattato il 15 dicembre 2011, su tutti i suoi beni mobili e immobili fino ad un importo di 52.500 euro. Si era trattato di una misura d’urgenza, chiesta dalla Procura contabile e accordata dal presidente della Corte, per cercare di ‘fermare’ le possibili fonti di restituzione del denaro prima che potessero scomparire (come poi ha fatto Sabattini). Le appropriazioni indebite accertate partono da giugno e arrivano fino a ottobre 2007: in quei mesi Sabattini era cassiere e operatore di retro-sportello negli uffici di Equitalia di Reggio Emilia e Guastalla.