Escort, B. a rischio incriminazione: “Non fu vittima di estorsione”

Pubblicato il 8 Febbraio 2012 - 14:34 OLTRE 6 MESI FA

BARI – Nell’ordinanza di 43 pagine con cui i giudici del riesame di Bari respingono la richiesta di revoca della misura cautelare per Valter Lavitola sarebbe contenuta, tra le righe, l’imminente iscrizione di Silvio Berlusconi nel registro degli indagati a Bari.  Lavitola è accusato di aver indotto Gianpaolo Tarantini a rendere false dichiarazioni ai pm baresi che indagano sul giro di escort portate da Gianpi nelle residenze dell’allora premier Berlusconi. Quest’ultimo dunque,  a giudizio del Riesame, sarebbe l’autore materiale del reato contestato a Lavitola. L’allora premier Silvio Berlusconi avrebbe indotto, secondo i giudici del riesame, Gianpaolo Tarantini a mentire agli inquirenti baresi. In cambio Berlusconi avrebbe fatto consegnare 500mila euro a Tarantini perché patteggiasse la pena a Bari ed evitasse il deposito delle intercettazioni a suo carico.

Berlusconi è  accusato di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria. Secondo i giudici, Berlusconi non avrebbe pagato di persona Tarantini ma tramite la sua segretaria o il suo maggiordomo che avrebbero poi consegnato il denaro a Lavitola perché lo facesse pervenire nelle mani di Tarantini. L’ex direttore dell’Avanti – secondo il ragionamento dei giudici – sarebbe dunque concorrente dell’autore materiale del reato, che nella ricostruzione del Riesame sarebbe appunto Berlusconi. Nelle motivazioni il Riesame conferma e rafforza la tesi già sostenuta dal tribunale del Riesame di Napoli, che il 27 settembre 2011 aveva dichiarato la competenza territoriale della Procura di Bari.

Le motivazioni, contenute nell’ordinanza appena depositata, non risparmiano nemmeno la procura di Bari che nell’inchiesta a carico dell’ex direttore dell’Avanti, Valter Lavitola, avrebbe tenuto un “atteggiamento ondivago”. I rilievi mossi dal Riesame al procuratore aggiunto, Pasquale Drago, fanno riferimento alla complessiva gestione del fascicolo processuale a carico di Lavitola poiché il pm inquirente, quando il 30 settembre 2011 gli atti arrivarono per competenza a Bari dalla procura di Napoli, chiese prima la revoca del provvedimento restrittivo (emesso dalla magistratura campana) a carico del latitante Lavitola per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza; poi, dopo che il gip di Bari aveva rigettato l’istanza di revoca imponendo di fatto alla procura la richiesta di misura cautelare, chiese al giudice l’emissione del provvedimento di arresto. Questo fu firmato dal gip Sergio Di Paola il giorno dopo la richiesta (il 14 ottobre) ma da allora per l’ex direttore dell’Avanti la procura non ha mai fatto richiesta di estradizione perché è in attesa che il faccendiere si costituisca.