Bologna: ex generale della Guardia di Finanza suicida durante una perquisizione

Pubblicato il 1 Luglio 2010 - 16:14 OLTRE 6 MESI FA

Quando alle 7 di mattina di giovedì 1 luglio  i suoi ex colleghi della Guardia di Finanza hanno suonato alla porta di casa per eseguire una perquisizione, ha chiesto di sedersi per leggere il decreto, ha cercato il suo avvocato, senza trovarlo visto l’orario, quindi ha detto ”fate il vostro lavoro”. Ma ha chiesto di potersi vestire visto che era in pigiama: un sottufficiale lo ha accompagnato in camera. Per sfilarsi i pantaloni ha chiesto di rimanere solo, la porta della camera e’ rimasta socchiusa con il maresciallo davanti. Si e’ effettivamente vestito poi ha preso dall’anta di un armadio la pistola che deteneva regolarmente, una Glock, se l’è puntata alla tempia e ha fatto partire un colpo che gli ha passato il cranio da parte a parte uccidendolo immediatamente.

E’ morto così il generale in congedo della Guardia di Finanza Angelo Cardile, 68 anni, coinvolto nell’inchiesta su ”Rimini Yacht”. I tre marescialli che sono andati a casa sua nella mattina gli avevano notificato un decreto di perquisizione del Pm del capoluogo emiliano Antonella Scandellari, titolare dell’inchiesta su Rimini Yacht partita da una maxi evasione fiscale, che ha riguardato in totale 10 persone, tra cui altri quattro appartenenti alla Guardia di Finanza, in servizio a Bologna.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono corruzione per atti contrari al dovere di ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, omessa denuncia di reato da parte di un pubblico ufficiale, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Nell’appartamento di via Nadi alla periferia di Bologna dove è successo il fatto si sono recati il Pm Scandellari e il collega Valter Giovannini. E’ stata sentita la moglie, che era in casa mentre la  figlia arrivata poco dopo il suicidio. Anche dal racconto della moglie è emerso il comportamento  corretto dei tre sottufficiali andati sil posto per la perquisizione. Contemporaneamente i militari della guardia di finanza hanno eseguito le altre perquisizioni, alcune delle quali hanno riguardato anche gli uffici dei finanzieri coinvolti come indagati.

L’inchiesta su ‘Rimini Yacht’ ha due filoni, uno a Rimini e uno a Bologna. La società si occupa della compravendita di imbarcazioni di lusso e alcuni proprietari di imbarcazioni avevano scoperto che la stessa barca era stata ceduta, in contemporanea, a piu’ proprietari con immatricolazioni fittizie. La presunta truffa era stata scoperta grazie alla collaborazione fra i diversi registri navali delle varie citta’. Nel raggiro sarebbero cadute alcune finanziarie anche di San Marino, per aver concesso leasing per barche inesistenti.

Il presidente di Rimini Yacht, Giulio Lolli (di cui non si hanno più tracce), lo stesso Cardile e altre persone erano finite nel registro degli indagati di Rimini. L’inchiesta bolognese nasce perche’ ‘Rimini Yacht’ ha la sede legale a Bologna. E Cardile fino a poco tempo fa ha rivestito il ruolo di consigliere di ‘Rimini Yacht’. Viste le sue conoscenze nell’ambiente, secondo l’accusa,  avrebbe fatto ammorbidire la verifica fiscale sulla societa’.