Expo, Antonio Acerbo ai domiciliari: “Consulenze al figlio in cambio di gare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Ottobre 2014 - 12:05 OLTRE 6 MESI FA
Expo, Antonio Acerbo ai domiciliari: "Consulenze al figlio in cambio di gare"

Antonio Acerbo

MILANO – Antonio Acerbo, l’ex responsabile del Padiglione Italia di Expo è finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta dei pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio insieme ad Andrea Castellotti, manager della società Tagliabue, e all’imprenditore Domenico Maltauro, il cugino di Enrico, arrestato e poi scarcerato lo scorso maggio nell’ambito del primo filone dell’inchiesta.

Acerbo è accusato di gare truccate in cambio di consulenze per il figlio: questa l’ipotesi di reato al vaglio della Procura di Milano. Al momento sarebbero due i contratti finiti nel mirino dei pm. Ad Antonio Acerbo circa un mese fa era stata notificata un’informazione di garanzia con l’accusa di presunta corruzione e turbativa d’asta, reati, secondo l’accusa, commessi a Milano tra il 2012 e il luglio del 2013 in relazione all‘appalto per le Vie d’acqua. Sotto la lente degli inquirenti erano finiti alcuni contratti di consulenze sospette tra cui, appunto, quello fatto ottenere al figlio (ora indagato per riciclaggio) da circa 30 mila euro.

Nei giorni scorsi Acerbo si era dimesso dalla carica di sub commissario Expo e da quella di responsabile del Padiglione Italia. Il gip Fabio Antezza ha posto, accogliendo la richiesta della Procura, ai domiciliari anche il cugino dell’imprenditore Enrico Maltauro e Andrea Castellotti, impegnati nei lavori per il Padiglione Italia. Il giudice ha respinto invece una nuova richiesta di arresto per Enrico Maltauro da poco rimesso in libertà.

Acerbo non chiedeva soldi per se stesso, stando a quanto ricostruito dalla Procura, ma pretendeva contratti di consulenza per le varie società del figlio Livio. Agli atti dell’inchiesta c’è anche la confessione dell’amministratore delegato della società Tagliabue spa, Giuseppe Asti, il quale avrebbe parlato proprio della promessa di una consulenza da assegnare al figlio di Acerbo. Per lo stesso motivo Antonio Acerbo avrebbe imposto la Tagliabue nell’Associazione temporanea di imprese (Ati) guidata dalla Maltauro per le Vie d’acqua e poi assegnato alla cordata amica.