Expo: il sindaco Beppe Sala indagato nell’inchiesta Piastra. “Mi auto sospendo”

di redazione Blitz
Pubblicato il 15 Dicembre 2016 - 23:32 OLTRE 6 MESI FA
Expo: il sindaco Beppe Sala indagato nell'inchiesta sulla Piastra dei servizi

Expo: il sindaco Beppe Sala indagato nell’inchiesta sulla Piastra dei servizi

MILANO – C’è anche il nome del sindaco di Milano ed ex commissario straordinario di Expo, Giuseppe Sala, nel registro degli indagati relativo all’inchiesta sulla cosiddetta Piastra dei servizi, l’appalto più rilevante dell’Esposizione Universale. Indagine che avrebbe subito uno stop nel 2014 anche a causa dei contrasti al vertice della Procura di Milano. La Procura generale, infatti, dopo aver tolto di mano il fascicolo proprio ai pm, esercitando un potere previsto dalle norme, non solo ha chiesto di potere andare avanti negli accertamenti per altri 6 mesi ma ha anche iscritto nuovi nomi, rispetto ai cinque già noti. Tra loro figura appunto il primo cittadino milanese.

Neanche il tempo di dare la notizia, che Sala ha subito fatto sapere di avere intenzione di auto sospendersi:

“Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo – si legge in una nota – Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco. Determinazione – ha aggiunto – che formalizzerò venerdì mattina nelle mani del Prefetto di Milano”.

Nell’atto, notificato oggi dal giudice ad alcuni legali, il pg Felice Isnardi spiega che sono necessari ancora una serie di “approfondimenti” e ciò soprattutto alla luce del fatto che si è dovuto procedere a “nuove iscrizioni” e che sono necessarie ancora “audizioni”.

La Procura tempo fa aveva iscritto nel registro degli indagati cinque persone: gli ex manager Expo Angelo Paris e Antonio Acerbo, l’ex presidente della Mantovani spa Piergiorgio Baita e gli imprenditori Ottaviano ed Erasmo Cinque. Già agli atti della prima inchiesta, tra l’altro, figurava anche un’annotazione della Gdf, già emersa anche in un altro procedimento due anni fa, nella quale gli investigatori parlavano di un “contesto di evidente illegalità” in relazione all’appalto per la Piastra.

Gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria scrivevano all’epoca, tra le altre cose, anche che l’allora amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala, ora sindaco di Milano, il responsabile unico all’epoca del procedimento Carlo Chiesa e l’allora general manager Paris non avrebbero tenuto un comportamento “irreprensibile e lineare”. Pur “con gradi di responsabilità diversi – chiariva la Gdf – attraverso le loro condotte fattive ed omissive hanno comunque contribuito a concretizzare la strategia volta a danneggiare indebitamente la Mantovani (impresa che vinse l’appalto con un ribasso di oltre il 40%, ndr) per tutelare e garantire, si ritiene, più che la società Expo 2015 Spa il loro personale ruolo all’interno della stessa”.

Sala, poi, come ha messo a verbale l’ex dg di Infrastrutture Lombarde spa Antonio Rognoni, avrebbe detto al manager che “non avevano tempo per potere” verificare la congruità dei “prezzi che erano stati stabiliti da Mantovani” nel corso dell’esecuzione del contratto con l’inserimento di costi aggiuntivi, e “per verificare se l’offerta era anomala o meno”. Al sindaco di Milano verrebbe contestata dai magistrati un’ipotesi di falso.

L’indagine per turbativa d’asta e corruzione era scattata nel 2012 ed era soprattutto finita al centro dello scontro tra l’ormai ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e l’ex aggiunto Alfredo Robledo, il quale, su decisione del primo, nel 2014 era stato di fatto estromesso dagli interrogatori ‘centrali’ dell’inchiesta. I pm nei mesi scorsi hanno deciso alla fine di chiedere l’archiviazione del fascicolo ma il gip Andrea Ghinetti, a fine ottobre, non ha accolto la richiesta, ha convocato le parti per la discussione della vicenda per poi decidere se archiviare o chiedere un supplemento di indagine o ordinare l’imputazione coatta.

Nel frattempo, tuttavia, è intervenuta la Procura generale che ha avocato il fascicolo a sé e ha ottenuto un mese di tempo per nuove indagini, termine poi scaduto qualche giorno fa. Da qui la richiesta di proroga per indagare ancora.