Expo: l’amministratore delegato Lucio Stanca si è dimesso

Pubblicato il 24 Giugno 2010 - 11:12 OLTRE 6 MESI FA

Con una lettera trasmessa ai soci della società Expo 2015 spa, Lucio Stanca ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato. E’ quanto si apprende da fonti qualificate vicine al dossier. Lucio Stanca non dovrebbe nemmeno partecipare alla riunione del cda convocato per le 12 di giovedì.

L’Expo, l’esposizione universale nata alla fine dell’Ottocento simbolo della modernità, sta rovinando l’immagine di Milano come città efficiente. Salutata dal sindaco Letizia Moratti come un grande evento che avrebbe portato investimenti e nuova linfa alla città, ad oggi ha causato solo liti e guerre tra i vari potenti locali.

Stanca è finito sotto accusa per avere un doppio incarico: oltre al ruolo di ad di Expo 2015 Spa, che gli frutta 450 mila euro l’anno, è infatti anche deputato del Popolo delle libertà. Da più parti si chiedono a gran voce le sue dimissioni. Ultimo, Filippo Penati, vice presidente del Consiglio regionale e a capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani che si è rivolto al sindaco Moratti, chiedendo che Stanca “lasci immediatamente” l’incarico e “restituisca quanto percepito a fronte di zero risultati”.

Le promesse per l’Expo erano state tante: venti miliardi di euro di investimenti fra quartiere fieristico e infrastrutture; 70.000 posti di lavoro creati; 29 milioni di turisti nei sei mesi dell’esposizione; 44 miliardi di euro di aumento del fatturato per il mondo imprenditoriale milanese; opere di una certa importanza che sarebbero rimaste alla città, tra cui 11 chilometri quadrati di verde.

Ma gli intoppi sono iniziati da subito. All’inizio fu con il consigliere Paolo Glisenti che il sindaco Moratti avrebbe voluto amministratore unico della società Expo. La nomina di Glisenti però trovò moltissimi oppositori (dal presidente della Lombardia Formigoni con la sua rete, al mondo ex An con La Russa, fino ad arrivare allo stesso Berlusconi, agli industriali, alla Camera di Commercio) perché avrebbe significato consegnare troppo potere al sindaco di Milano. Così la Moratti è stata costretta a fare un passo indietro e a optare per una gestione collegiale.

Era il 2008. La società Expo vede la luce solo nella primavera del 2009: il 40 per cento è del ministero del Tesoro, il 20 della Regione Lombardia, un altro 20 del Comune di Milano, un 10 la Provincia, un altro 10 la Camera di Commercio. Come amministratore delegato (in quota Comune) viene nominato l’ex ministro Lucio Stanca, mentre presidente (in quota Camera di Commercio) è l’imprenditrice Diana Bracco. Un anno perso. Nel frattempo arrivano il terremoto dell’Aquila e la crisi mondiale che peggiorano le sorti della società: il finanziamento statale viene ridotto da 4 a 1,4 miliardi di euro, già stanziati e da spalmare sui cinque anni.
Non è finita. Siamo nel 2010 e i terreni dello spazio espositivo, attualmente di proprietà della Fondazione Fiera e del Gruppo Cabassi, non sono ancora stati comprati. Sembra che entro luglio sarà costituita una new company (per un terzo della Regione, un terzo della Provincia e un terzo del Comune) che a dicembre sarà pronta ad acquistarli. Ma il Bureau International des Expositions (Bie), l’organismo che sovrintende alle esposizioni, avvertito che sarebbe troppo tardi, chiedendo di anticipare i tempi almeno ad ottobre.

Ma all’Expo manca anche un vero e proprio progetto. «Nutrire il pianeta. Energia per la vita», questo è il tema proposto ma ha subito numerose critiche: troppo generico, si dice negli ambienti finanziari, e non è chiaro quale prodotto verrà proposto ai visitatori.