Expo, protestano i costruttori del padiglione russo: lavori non pagati per 1 mln

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Giugno 2015 - 18:01 OLTRE 6 MESI FA
Expo, protestano i costruttori del padiglione russo: lavori non pagati per 1 mln

Expo, protestano i costruttori del padiglione russo: lavori non pagati per 1 mln

MILANO – Nel giorno della visita del presidente Putin protestano i costruttori, italiani, che hanno messo su il Padiglione russo di Expo. Lamentano un milione di euro di lavori non pagati, ma la questione non è semplice. A lamentarsi è anche l’azienda russa ha subappaltato alle aziende italiane i lavori: a Mosca sostengono che al primo maggio, giorno di apertura di Expo, i lavori erano incompleti e in parte fatti male, da qui il ritardo nei pagamenti. Racconta Stefano Rizzato su La Stampa:

«Aspettiamo ancora pagamenti per oltre un milione di euro. Faremo causa e siamo pronti a chiedere il sequestro del padiglione». Ecco la protesta – via comunicato – di alcune delle imprese italiane che hanno realizzato il padiglione russo di Expo 2015. Ma non è una semplice storia di crediti non saldati. Alle richieste di pagamento delle aziende costruttrici ha fatto seguito infatti una serie di contestazioni dell’azienda russa che aveva dato loro gli appalti. «Al primo maggio i lavori non erano finiti, e alcuni erano stati fatti male», conferma il direttore dei lavori, anche lui italiano, Gianpiero Pirazzini.

A fare le proprie rimostranze sono nove imprese: Catena Services, Coiver Contract, Ges. Co. Mont, Idealstile, Elios Ambiente, Mia Infissi, Vivai Mandelli, Sech Costruzioni Spa e Sforazzini. A loro l’appalto era arrivato per vie un po’ tortuose. L’ente ministeriale che gestisce la presenza russa si chiama RT-Expo e ha dato in appalto i lavori per il padiglione a un’azienda russa, RVS Holding. A sua volta, quest’azienda ha subappaltato le varie parti dei lavori a tante diverse imprese italiane, in subappalto. Un meccanismo abbastanza tipico in questi casi.  “Il padiglione russo ha aperto puntuale il 1° maggio ed è stato un miracolo”, dice Gianmaria Di Bartolo della Coiver Contract, che in qualche modo si è fatto portavoce della protesta. «Ma noi abbiamo ricevuto solo l’acconto e il pagamento del primo mese di lavori, febbraio. Marzo e aprile mancano e il contratto parlava di pagamento a 30 giorni». Non è un banale ritardo. Perché RVS Holding – l’azienda russa – ha contestato ai costruttori italiani tutta una serie di cose non finite. «Ma sono contestazioni imbarazzanti nella forma e nei contenuti. Una scusa per non pagare quanto dovuto», dice Di Bartolo. «A noi hanno scritto di parti non finite nella posa delle piastrelle, ma non era un compito che avevamo. E così è successo a tanti altri».