Fabiana Raciti si laurea con una tesi sul padre Filippo, ucciso in Catania-Palermo

di Antonella del Sordo
Pubblicato il 8 Agosto 2019 - 14:36| Aggiornato il 25 Aprile 2021 OLTRE 6 MESI FA
Fabiana Raciti si laurea a Enna con una tesi sul padre Filippo, ucciso in Catania-Palermo

Fabiana Raciti (a sinistra) con la madre in una foto d’archivio Ansa

Il coraggio di guardare avanti

Era adolescente Fabiana, quando rimase orfana di suo padre, Filippo Raciti. Negli anni ha rilasciato qualche intervista, dai toni sempre pacati. Il dolore l’ha segnata ma non ha mai perso la speranza nella giustizia. “Da grande, farò il poliziotto o magari il magistrato, chissà” – aveva detto qualche anno fa. 

Nel frattempo ha studiato legge e ha preparato una tesi, dedicata a suo padre, il cui contenuto porta le cicatrici delle sue ferite: la violenza negli stadi, come prevenirla e come curarla. Dimostrando che si può e si deve fare molto, se si guarda oltre.  In un’intervista alla Sicilia del 2017 aveva dichiarato  «Occorrono misure rigide e la certezza della pena, ma soprattutto bisogna educare i bambini alla legalità nelle scuole. Mia madre ha girato tanto proprio con quest’obiettivo portando in quasi tutta Italia la propria testimonianza. Bisogna spiegare gli effetti devastanti della violenza».  E con la sua tesi, con la sua laurea, oggi ha portato il suo primo contributo concreto in materia di sicurezza per gli eventi sportivi. Suo papà, oggi più che mai, sarà orgogliosa di lei.

 

Fabiana Raciti si è laureata con una tesi dedicata al padre: la ragazza ha conseguito il titolo in Giurisprudenza nell’Università Kore di Enna. E’ la figlia del’ispettore capo di polizia Filippo Raciti, ferito mortalmente in scontri con ultras etnei il 2 febbraio del 2007 a Catania durante il derby Catania – Palermo. La notizia è pubblicata per prima sul quotidiano La Sicilia.

Fabiana, che oggi a 27 anni, ha discusso la sua tesi su “Sicurezza ed eventi sportivi: dal Trattato n. 218 del Consiglio d’Europa al caso Raciti’ nell’aula magna dedicata al padre Filippo, dove sono esposte permanentemente la uniformi storiche della Polizia di Stato, tra cui quella indossata dal padre la sera in cui fu ferito mortalmente.

“Quando ancora il il processo era aperto – dice Fabiana – molti studenti ci chiamavano perché studiavano il caso di mio padre, concentrandosi principalmente sull’aspetto costituzionale del Daspo. All’inizio del mio percorso universitario mi ripromisi di dedicare la tesi a papà. Sono stati due anni di lavoro intenso per capire come affrontarla”.

“Ero partita dal punto di vista penale analizzando il processo. Poi la vita – ha aggiunto – mi ha portato ad interessarmi alla carriera diplomatica ed avendo vinto una borsa di studio in Qatar ho iniziato a analizzare i tema della sicurezza legato ai prossimi mondiali di calcio che lì si disputeranno e ho avuto chiaro il tema da trattare: sicurezza ed eventi sportivi”. (fonte Ansa).