Fabrizio morto aspettando l’Inps: assegno arriva un mese dopo, ma va restituito

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Maggio 2015 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA
Fabrizio morto in attesa di Inps: assegno arriva un mese dopo, ma va restituito

Fabrizio morto in attesa di Inps: assegno arriva un mese dopo, ma va restituito

TREVISO – A Fabrizio, 60 anni ucciso da osteoporosi con crolli vertebrali multipli, la pensione di invalidità è arrivata 1 mese dopo la sua morte, avvenuta a febbraio scorso. Oltre al danno, la beffa: il giorno dopo l’Inps aveva già chiesto la restituzione del denaro. Succede a Montebelluna, in provincia di Treviso: a raccontare la storia al quotidiano Il Gazzettino è Rosa Poloni, convivente di Fabrizio che lo ha assistito fino all’ultimo respiro, pagando anche le spese per il funerale.

“Fabrizio – racconta la donna – aveva fatto domanda di accompagnatoria nel marzo 2014, ha sostenuto la visita a luglio e ottenuto risposta positiva a fine ottobre. Il pagamento però è avvenuto il 2 marzo 2015; peccato che Fabrizio sia morto il 2 febbraio”.

“Prendeva un oppiaceo tre volte al giorno e un violento infarto in 5 minuti gli ha dato il volo. È morto a casa mia, tra le mie braccia, dicendomi da buon romano “Rò stavolta è la volta bona”. Il personale del 118 ha provato a rianimarlo per 25 minuti ma ha solo rantolato e poi è andato”.

Un mese dopo, il 2 marzo, è arrivata il tanto sospirato assegno dell’Inps che il giorno dopo è stato tempestivamente revocato, arretrati compresi

“Ora succede – spiega la donna – che l’Inps si terrà i 5mila euro di arretrato e la Regione l’indennità di cura domiciliare arretrata del 2014. Io l’ho curato, assistito e non ho diritto a nulla. Bella beffa. Avevo la firma sul conto ma il conto è stato bloccato dalla banca: solo gli eredi vi possono accedere”, che non intendono occuparsene.

Rosa però ha continuato a prendersi cura di lui, anche dopo la morte:

“Ho pagato tutto io. Compreso il trasporto a Roma nel loculo del figlio, morto vent’anni fa a 15 anni. Pagherò tutto ma resta una amarezza infinita. Un senso profondo di abbandono e ingiustizia”.

Solo una cosa rifiuta di pagare: ad aprile le ha presentato il conto anche Equitalia. “120 euro: questi non li pago, non ne ha diritto”.