False assunzioni per avere l'iscrizione all’anagrafe. 12 indagati

Pubblicato il 7 Dicembre 2011 - 13:41 OLTRE 6 MESI FA

RAVENNA, 7 DIC – Falsi contratti per ottenere l'iscrizione all'anagrafe e assicurarsi prestazioni sanitarie. Questo in sintesi il motivo per cui sono state indagate 12 persone (11 romeni e un italiano) nell'ambito di un'operazione condotta dalla Polizia Municipale di Ravenna tra marzo e novembre.

Ad insospettire gli agenti sono state, inizialmente, sette richieste di residenza per lo stesso appartamento. Sono cosi' partiti i controlli sulla regolarita' dell'iscrizione anagrafica dei romeni (sei uomini e una donna, tra i 19 e i 63 anni) e si e' scoperto che tutti erano stati assunti da un connazionale di 45 anni che risultava titolare di una ditta di commercio e vendita di autoveicoli. Le indagini hanno portato alla luce la natura fittizia delle assunzioni. Il finto contratto, che non veniva registrato all'Inps, secondo gli inquirenti serviva a regolarizzare la posizione in Italia dopo tre mesi, procedura necessaria per i cittadini membri della Comunita' Europea.

Nell'inchiesta sono finite poi altre quattro persone. Un italiano di 62 anni, originario di Scafati (Salerno) ma all' epoca dei fatti residente a Ravenna, aveva assunto come collaboratrice domestica una romena di 23 anni. Un rumeno di 34 anni titolare di una ditta registrata a Viareggio (Lucca) aveva assunto un connazionale di 22 anni che aveva tentato, con quel documento, di iscriversi all'anagrafe del Comune di Ravenna. Il meccanismo che ha messo nei guai i dodici indagati e' stato portato avanti tra il 2008 e l'inizio di quest'anno.

La Municipale ha scoperto anche che tre di queste persone avevano usufruito di prestazioni sanitarie, alcune molto costose, come nel caso di una visita neurologica. Sono ancora in corso di verifica i motivi per i quali i datori di lavoro si sono prestati alla presunta truffa. Il 45enne e' al momento irreperibile, si pensa sia tornato in patria, mentre l'altro romeno si e' avvalso della facolta' di non rispondere. Il salernitano ha invece disconosciuto la propria firma sul contratto di lavoro. Degli altri indagati, solo tre risiedono ancora in Italia. Sono accusati di falsita' in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato.