Il Fatto Quotidiano: “Crac dei Salesiani, mazzetta da 775mila euro”

Pubblicato il 27 Marzo 2013 - 14:52| Aggiornato il 18 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Una mazzetta da 775mila euro entra nel crac dei Salesiani. E’ quello che scrive il Fatto Quotidiano in un articolo firmato Valeria Pacelli. A ricevere il denaro sarebbe stato don Manlio Sodi, presidente della Pontificia Accademia della Teologia, in una serie di dichiarazioni rese da Sodi stesso davanti all’avvocato difensore della Congregazione. Don Sodi sostiene di aver ricevuto quei soldi in due versamenti, 175mila euro prima e 600mila poi, da Carlo Maria Silvera, consulente finanziario. Ecco cosa spiega Valeria Pacelli sul Fatto Quotidiano:

Silvera entra negli affari della Congregazione molti anni fa, quando i nipoti di Alessandro Gerini, il ricchissimo “marchese di Dio”, senatore democristiano per due legislature, impugnano il testamento del nobiluomo che aveva destinato palazzi e terreni ai salesiani. Nel 2007 Silvera, in qualità di rappresentante dei nipoti, propone all’economo dei Salesiani, don Giovanni Battista Mazzali, una mediazione. Che prevedeva una clausola: la percentuale a lui destinata sarebbe aumentata al momento in cui sarebbe stata fatta una stima precisa del patrimonio. Bertone è d’accordo con la soluzione e nella trattativa partecipa anche l’avvocato milanese Renato Zanfagna, finché l’ 8 giugno 2007 viene siglato il patto.

Tuttavia una commissione di periti stabilisce che il patrimonio equivale a circa 658 milioni di euro, e di conseguenza la parcella per Carlo Moisè Silvera raggiunge la soglia di 99 milioni. La congregazione si rifiuta di pagare la cifra pattuita, Silvera fa ricorso e ottiene dal tribunale di Milano il sequestro dei beni dei Salesiani per 130 milioni di euro. Che rischiano il crac e denunciano Silvera e Zanfagna di truffa. L’indagine però viene archiviata. MA POCHI mesi dopo colpo di scena: Don Manlio Sodi oltre parlare di ingenti somme di denaro, è anche l’uomo che fa da ponte tra Tarcisio Bertone e Re-nato Zanfagna. I due, tramite don Sodi, riescono ad incontrarsi il 30 marzo del 2007, giorno in cui Bertone dice di essere stato raggirato. Ma la questione è molto più complicata. Perché da una parte don Manlio davanti ai legali dei Salesiasi ammette di aver ricevuto quel denaro, anche se poi non è molto convinto sulla destinazione, dice “per opere caritatevoli”, ma poi non ricorda bene quali esse siano. versione che non convince gli investigatori vaticani, se-cono i quali si tratterebbe di una mazzetta per ottenere una corsia preferenziale in Vaticano.

Dalla sua invece Carlo Moisè Silvera, sentito dal Fatto, nega. “Conosco don Manlio da molti anni. – racconta Silvera – ma non gli ho mai dato un euro neanche per opere caritatevoli”. E che qualcuno mente è chiaro. Bisogna anche dire che in Vaticano la questione salesiani preme a molti. In primis allo stesso Tarcisio Bertone che poco prima che ci fosse l’archiviazione, il 24 settembre del 2012, ha inviato una lettera alla procura di Roma. Il segretario di Stato ha ammesso di aver avuto contatti con le parti “impegnate in questo lungo e contorto procedimento, cercando di capire per quanto possibile le ragioni della Fondazione. (..) A questo scopo ho favorito per quanto mi era possibile, un accordo transattivo di per sé proposto e condiviso dall’avv. Renato Zanfagna, che fino a un certo periodo fungeva da avvocato difensore della fondazione”. Bertone aveva dato il nulla osta anche per la soluzione negoziale che consentiva al faccendiere di aumentare la sua parcella “ma –spiega nella lettera- ritenendo che non si dovesse superare assolutamente la somma di 25 milioni. (..) Al contrario sono venuto a conoscenza solo successivamente che l’avvocato Zanfagna insieme con l’avvocato Scoccini ed altri hanno congegnato un meccanismo per gonfiare a dismisura il valore del patrimonio”.

La lettera è arrivata pochi giorni prima della decisione della procura. Il giudice Adele Rando ha archiviato la vicenda, anche se adesso lo stesso Bertone chiede di essere sentito. Tuttavia, anche l’avvocato Re-nato Zanfagna ha denunciato per diffamazione la congregazione. Anche se dichiara l’avvocato Michele Gentiloni “dopo accurate ricerche non risulta nessun procedimento a carico dei salesiani. Nessuno è indagato”. Ed è questo un altro capitolo di una vicenda che da 22 anni, anno della morte del ricco marchese di dio, ancora non trova soluzione.