Fausto Bottura ucciso con mazza da baseball. Nipote: “Non ci faceva giocare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Dicembre 2014 - 16:51 OLTRE 6 MESI FA
Fausto Bottura ucciso con mazza da baseball. Nipote: "Non ci faceva giocare"

Fausto Bottura ucciso con mazza da baseball. Nipote: “Non ci faceva giocare”

MANTOVA – Fausto Bottura è stato ucciso a colpi di mazza da baseball a Magnacavallo, in provincia di Mantova. Ucciso con ferocia dal nipote Massimo Bottura, 19 anni, e da due suoi amici, Alessio Magnani e Armando Esposito. Il motivo? La noia. Fausto, disoccupato, è stato ucciso “perché non ci faceva giocare, rompeva le palle“, dicono i tre ragazzi. Ragazzi “vuoti dentro”, come li ha definiti il procuratore.

Sandro De Riccardis su Repubblica scrive che i tre giovani si sono accaniti contro lo zio che gli impediva di passare le giornate davanti alla televisione o alla play station:

“«Lo abbiamo fatto — hanno detto i tre in procura — perché ci rompeva le palle, perché si lamentava che stavamo in casa a passare i pomeriggi a giocare davanti alla tv»”.

 

I tre ragazzi erano spesso a casa della vittima, dove viveva con la sorella e i nipoti:

“Secondo la ricostruzione dell’accusa, i tre avrebbero ucciso l’uomo la sera di mercoledì 3, in casa o nel garage in cortile. Massimo, il nipote della vittima, coi suoi due amici Alessio e Armando, era nella casa del pensionato per guardare la tv, giocare con la play-station, discutere su come organizzare la serata.

Ma Fausto Bottura viveva con sempre maggiore insofferenza la presenza in casa dei tre ragazzini, lo faceva notare al nipote, e ogni tanto quelle discussioni si trasformavano in liti violente. Quella sera, però, i tre decidono di passare all’azione. Colpiscono l’uomo con una mazza da baseball, poi lo lasciano in fin di vita in cortile. Ritornano in casa, dopo qualche ora tornano fuori e, ancora con la mazza da baseball, lo finiscono”.

Il procuratore Condorelli ha spiegato:

“«Un omicidio a tappe. Ho avuto l’impressione di tre ragazzi vuoti dentro»”.

E Repubblica continua:

“Ora i tre sono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere, con l’aggravante della premeditazione e della crudeltà. «Abbiamo preso qualcosa di leggero», hanno detto agli investigatori che volevano sapere se avessero assunto droghe. Poi i tre infilano il cadavere in due sacchi, lo caricano sulla Punto della madre di Massimo, lo scaricano lungo l’argine di Bardelle, a una trentina di chilometri dalla casa, e lo gettano nel fiume, dove sarà ritrovato soltanto quattro giorni dopo”.