Federica Giacomini (Ginevra Hollander), barcaiolo aiutò a gettare corpo nel Garda

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Giugno 2014 - 15:20 OLTRE 6 MESI FA
Federica Giacomini (Ginevra Hollander), barcaiolo aiutò a gettare corpo nel Garda

Federica Giacomini (Ginevra Hollander)

VICENZA –  Chi ha gettato nel lago di Garda l’involucro con il corpo che si sospetta appartenga a Federica Giacomini, l’ex attrice hard nota come Ginevra Hollander e scomparsa da Vicenza lo scorso febbraio, lo ha fatto con l’aiuto inconsapevole di un barcaiolo di Castelletto di Brenzone: lo ha scoperto la polizia di Vicenza che indaga sull’omicidio della donna. Il barcaiolo ha detto agli investigatori di essere stato contattato tra fine gennaio e inizio febbraio da un uomo che si è spacciato per biologo e che ha preso in affitto l’imbarcazione (con relativo conducente) con la scusa di dover fare degli esperimenti.

L’uomo ha anche raccontato che la bara di plastica aveva in effetti alcuni congegni (pulsanti e antenne) che potevano far credere che si trattasse di una strumentazione funzionante. Il finto biologo ha chiesto di essere accompagnato in un punto ben preciso del lago, particolarmente profondo. Poi i due hanno gettato in acqua l’involucro che avvolgeva la cassa con, si presume, la donna.

Gli investigatori hanno anche scoperto che Franco Mossoni, l’ex compagno della donna e unico indagato per il suo omicidio, era stato visto diverse volte a Castelletto nei giorni della scomparsa di Federica, spesso travestito: una volta con una parrucca, in un’altra occasione con una barba posticcia.

Il sospetto è che il sedile anteriore della Fiat Punto dell’uomo, recuperata dagli investigatori, sia stato tolto (e sostituito con una sdraio) non tanto per nascondere le tracce del delitto quanto per trasportare la bara di plastica. Il trasporto, poi, dovrebbe essere avvenuto poco dopo la morte di Federica, dal momento che il barcaiolo ha detto di non aver sentito odori strani provenire dal pacco. Non si esclude che tutta la complessa operazione per l’assemblaggio del finto ‘congegno’ subacqueo sia stata compiuta addirittura prima del delitto, aprendo quindi la strada all’ipotesi della premeditazione.

Quando la Polizia ha aperto l’involucro vi ha trovato dentro una serie di sacchi di plastica chiusi da nastro adesivo ad avvolgere quello che appare un corpo umano, insieme a pezzi di legno e a un forato di cemento servito per ‘zavorrare’ il tutto. Un oggetto, dunque, particolarmente pesante. Questo dato fa pensare che l’assassino sia stato aiutato da qualcuno nel trasporto.