ROMA – C’è un tentato stupro dietro la feroce decapitazione della colf ucraina a Roma. Federico Leonelli, 35 anni, infatti ha ucciso la colf, Oksana Martseniuk, 38 anni, che lavorava nella villetta dove lui viveva in affitto, dopo aver prima tentato di violentarla. Quindi poi l’ha decapitata con una mannaia. L’omicidio è avvenuto nel quartiere Eur, zona sud di Roma, poco dopo le 11 di domenica 24 agosto in via Birmania.
L’assassino prima ha cercato di abusare della donna, trovata dalla polizia senza maglietta, poi le ha tagliato la testa in salotto e l’ha trascinata giù per le scale diretto nel seminterrato della villa con l’obiettivo di farla a pezzi usando una mannaia.
Quando la Polizia, allertata dai vicini, è arrivata sul posto ha seguito la scia di sangue ed ha trovato l’uomo barricato nel bagno del seminterrato. Per accedere all’interno è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco: il killer, che urlava con la mannaia in mano,ha tentato la fuga dal giardino e alla vista dei vigili del fuoco ha cercato di aggredirli. A quel punto la polizia ha sparato colpendolo. Ricoverato all’ospedale Sant’Eugenio è deceduto poco dopo.
Il killer della colf ucraina di 38 anni, Oksana Martseniuk, indossava una maschera ed era vestito da paramilitare.
Nuovi particolari sono emersi. Federico Leonelli era solito maneggiare coltelli ed armi da taglio, al punto che Oksana Matsiuk aveva lanciato l’allarme ai padroni di casa che da alcune settimane ospitavano l’uomo. A rivelare questo particolare al pm sono stati gli stessi proprietari di casa e datori di lavoro della donna, sentiti insieme con altri numerosi testimoni.
La domestica viveva nella villa ma in una zona separata da dove era ospitato Leonelli. In più di un’occasione la colf ucraina aveva notato che l’uomo utilizzava le armi bianche che, molto probabilmente, custodiva nella sua stanza. Leonelli si trovava nella villa da alcune settimane in quanto il proprietario, suo collega di lavoro, gli aveva dato ospitalità.
Laura Leonelli, sorella di Federico, ha lanciato una voce che probabilmente nei prossimi giorni sarà al centro di altre indagini e aspre discussioni: “Ad di là di quanto accaduto, perché mio fratello è stato ucciso? Perché hanno mirato al cuore? Loro avevano una pistola e lui un coltello. Mi diano una risposta. Mio fratello era un ragazzo veramente d’oro ed era un bravissimo zio, si prodigava con i miei figli di 3 anni e mezzo e 6″.
Ragazzo splendido o pericoloso da tempo? Come la sorella, anche altre persone hanno definito Leonelli un “ragazzo splendido”, caduto in depressione dopo la morte della fidanzata, come racconta il custode del palazzo popolare dove viveva:
“Era una persona unica: un ragazzo alto, bello, simpatico e sempre educato. Lo conoscevano tutti qui. Era tornato a vivere dalla madre dopo che la morte della ragazza aveva stravolto la sua vita”. “Due anni fa se l’è portata via un aneurisma – a parlare ora è la moglie del portiere – e lui è tornato a casa. Vivevano insieme, all’estero, dove lui lavorava con i computer. Si era laureato con il massimo dei voti. Mi fa strano pensare che non ci sia più. Me lo ricorderò per sempre, passava tutte le mattine con le cuffiette sempre infilate nelle orecchie. L’importante, però, ora è che la signora Immacolata (la madre, ndr) non venga a sapere nulla di quello che è successo. Speriamo comunque che a sostenerla ci sia anche il padre Ugo. È un ex colonnello della Finanza ed è sempre stato molto presente nella vita di Federico e di sua sorella Laura nonostante il divorzio”.
Ma non tutti sono d’accordo con la descrizione di Federico, che ha ucciso a sangue freddo e senza pietà. I vicini raccontano:
“Era depresso, prendeva psicofarmaci e antidepressivi. Non salutava mai, neanche un buongiorno o un buonasera. E nel condominio è girata spesso la diceria secondo cui il ragazzo più di una volta avrebbe picchiato la madre e la sorella. Sentivamo sempre urlare, lunghi litigi che sembravano non finire mai. Quando abbiamo visto la polizia, intorno alle 2 – aggiunge un signore che vive nella stessa scala della famiglia Leonelli – abbiamo pensato che ci fosse un altro diverbio in corso. Poi abbiamo letto quello che è successo”.
Foto Ansa:
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