Felice Maniero contro Report: “Non rispetta mia privacy”

di redazione Blitz
Pubblicato il 10 Dicembre 2015 - 10:58 OLTRE 6 MESI FA
Felice Maniero contro Report: "Non rispetta mia privacy"

Felice Maniero contro Report: “Non rispetta mia privacy”

ROMA – Felice Maniero, l’ex boss della Mala del Brenta, contro Report. L’uomo, che dopo aver scontato la sua pena in carcere si è rifatto una vita come imprenditore, ha scritto una lettera al presidente della Repubblica. Non si sente tutelato dalla Rai, visto che la sua nuova identità è stata sbandierata dal programma d’inchiesta. Con tutte le ripercussioni immaginabili, soprattutto per i figli di Maniero, minorenni. Scrive l’uomo:

“Mi presento: il mio nome è Felice Maniero e sono, a quanto ne so, l’unico collaboratore di giustizia di cui tutti conoscono il nuovo nome e cognome”. Maniero scrive per invocare discrezione nei confronti della sua nuova vita. A causa di alcune puntate di Report si è ritrovato sotto i riflettori. Maniero continua: “Per ben due volte a distanza di pochi mesi – in giugno e in novembre di quest’anno – la trasmissione di Rai 3 Report, condotta da Milena Gabanelli, persona che stimavo moltissimo, mi ha dedicato grande attenzione. Nulla da dire se la prima volta – in data 7 giugno 2015 – nel corso di un servizio incentrato sulla mia nuova attività di imprenditore, non fosse stato reso noto anche il mio nuovo nome. Il servizio di Report non si è limitato a dirlo una volta, ma lo ha ripetuto varie volte facendo credere, tra l’altro, che il nuovo nome fosse un “alias” scelto dal sottoscritto e non di un nome deciso per me dal Ministero di Grazia e Giustizia”.

Già nel novembre scorso si era lamentato di una puntata in preparazione e poi andata in onda: Report in quel caso aveva sollevato qualche dubbio sul suicidio della figlia di Maniero, Elena. La donna, a sentire la trasmissione, potrebbe essere stata uccisa per vendetta.

“Ho fatto quasi vent’anni di galera – aveva detto Maniero -, ho smantellato la banda che teneva sotto controllo il Nord Italia, che cosa posso fare ancora perché mi lasciate in pace? Non tanto me, ma la mia famiglia, i miei figli e la mia compagna. Che c’entrano loro con il bandito Felice Maniero? E poi che informazione è mai questa che si basa sul sentito dire di un balordo? Uno che dice di aver origliato una chiacchiera in carcere sull’omicidio di mia figlia. E naturalmente non vuol dire da chi l’ha sentita. Non ho mai querelato un giornalista in vita mia e ne ho letto di cotte e di crude su di me, ma adesso basta, querelo tutti”, si è sfogato Maniero con Maurizio Dianese del Gazzettino.

Felice Maniero aveva scritto alla Rai una lettera in cui accusava Report di essere “una macchina infernale che distrugge le famiglie” utilizzando informazioni false. “La Gabanelli mi deve credere quando dico di avere una certa esperienza nel settore e nella malavita non si parla di un omicidio – condannandosi automaticamente all’ergastolo – davanti ad un perfetto sconosciuto. Anche se è un compagno di cella. Non solo, se il suicidio di mia figlia Elena fosse stato un omicidio commesso dalla mia ex banda, la Gabanelli può star certa che il segnale sarebbe stato chiaro. Per me e per tutti. Così si usa nelle bande criminali. Che logica ha un avvertimento che non capisce nessuno? Carabinieri, polizia, magistratura e il sottoscritto, sulla base del diario di mia figlia, non hanno avuto alcun dubbio sul suicidio. Io avrei dato credito all’ipotesi dell’omicidio. Ma quando mai?”.

Al cronista che gli domanda se non sia possibile che qualcuno della vecchia banda si sia vendicato su Elena, Maniero risponde: “Nella nostra banda non è mai successo che qualcuno se la sia presa con un familiare. Mai. E se si deve punire qualcuno lo si ammazza – e posso anche ammettere che in certe organizzazioni si ammazzi il congiunto – ma nel modo più feroce possibile, perché il messaggio sia chiaro. (…) Io non chiedo comprensione perché sono stato un bandito, ma ho pagato il mio debito con la galera e con la distruzione della mia banda. No, io chiedo alla Gabanelli e alla Rai di ricordarsi che i miei figli vanno a scuola e portano quel nome nuovo che lei ha già sbandierato ai quattro venti. I compagni di classe li hanno riconosciuti e io sono stato costretto il giorno dopo a spostarli di scuola. Succederà lo stesso lunedì prossimo, li ritroverò disperati e dovremo subire ancora una volta il calvario che abbiamo già vissuto più volte. Non mi sento perseguitato, dico che è la mia famiglia ad essere perseguitata”.