Fiat, Marchionne: “Tre sabotatori non possono avere l’esclusiva dei diritti” ma “pronto a confronto con Epifani”

Pubblicato il 26 Agosto 2010 - 12:07 OLTRE 6 MESI FA

Sergio Marchionne

Difende la posizione della sua Fiat, dice che “tre sabotatori”, leggi i tre operai di Melfi licenziati, reintegrati e che oggi l’azienda non vuole far rientrare a lavoro, “non possono avere l’esclusiva dei diritti”. Ma poi, parlando dal palco del meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, l’ad del Lingotto Sergio Marchionne accoglie l’invito del Cap0 dello Stato a trovare una mediazione, a superare l’ampasse e allora si dice pronto a sedersi a un tavolo con Guglielmo Epifani, segretario della Cgil. ”Sono assolutamente disponibile – dice – ad incontrare il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. Sono totalmente aperto anche io a parlare con Epifani: è una persona che rispetto e che ha un profilo intellettualmente onesto”. Marchionne spiega di essere pronto al dialogo con il leader della Cgil, ma premette: ”Bisogna saltare sul treno prima che lasci la stazione” e, al momento, ”l’unica cosa che so della Cgil è che non hanno firmato l’accordo su Pomigliano, che è la prima fase di Fabbrica Italia”, il progetto industriale del Lingotto per gli stabilimenti italiani. Per Marchionne, anche nel confronto con la Cgil ”bisogna rimettersi in gioco, affrontare la sfida e far parte della produzione, invece di dire sempre ‘no”’. Una premessa che vale per il confronto sul piano industriale in Italia ma anche, dice, ”in particolare su Melfi”.

Poi proprio sul Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Marchionne dice: “Ho grandissimo rispetto per il presidente della Repubblica come persona e per il suo ruolo istituzionale. Per la sua posizione istituzionale accetto quello che ha detto come un invito a trovare una soluzione” alla vicenda di Melfi.

Parti convocate per il 21 settembre. Tutto ciò proprio poche ore prima che il giudice del Lavoro di Melfi, Emilio Minio, lo stesso che il 9 agosto scorso ha depositato il provvedimento di reintegro in fabbrica di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, decidesse di convocare le parti (azienda e Fiom) per il 21 settembre. La convocazione servirà a chiarire gli aspetti procedurali del decreto del giudice, che dichiarò ”l’antisindacalità dei licenziamenti” dei tre operai e ordinò ”la immediata reintegra dei lavoratori nel proprio posto di lavoro”.

La difesa di Marchionne. “Le vicende degli ultimi giorni mi hanno costretto a cambiare radicalmente la struttura del discorso preparato per Rimini”. Esordisce così l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne.  “Non posso ignorare l’importanza dello stabilimento di Melfi e la gravità delle accuse mosse a Fiat. Gli eventi delle ultime 24 ore mi hanno costretto a dirottare il discorso a livello locale”.

“Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti”, ha spiegato Marchionne, nel suo attesissimo intervento al Meeting di Rimini, facendo riferimento allo scontro in atto in questi giorni nello stabilimento di Melfi, e al progetto della Fiat per quello di Pomigliano d’Arco.

L’amministratore delegato della Fiat ha spiegato ai giovani che il discorso che aveva preparato “è diverso da questo. Avrei voluto parlare della globalizzazione, di quando 11 anni fa ho avuto la fortuna di incontrare Nelson Mandel e di altri problemi mondiali. Dignità e diritti non possono essere un patrimonio esclusivo di tre persone, tre operai: sono valori che vanno difesi e riconosciuti a tutti. E’ inammissibile tollerare e difendere alcuni comportamenti, che vedono la mancanza di rispetto delle regole e di illeciti arrivati in qualche caso al sabotaggio”.

“Quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni è la contrapposizione tra due modelli: uno che si ostina a proteggere il passato, l’altro che guarda avanti. Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi modellli, non ci sarà mai spazio per guardare i nuovi orizzonti”, ha affermato Marchionne, precisando che “non siamo più negli anni ’60 e occorre abbandonare il modello di pensiero che vede una lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai”.

Riferendosi in particolare alla vicenda di Melfi, Marchionne ha affermato: “Mi rendo conto che certe decisioni come quella che abbiamo preso a Melfi non sono popolari, ma su una cosa voglio essere chiaro: la Fiat ha rispettato la legge e ha dato pieno seguito alle decisioni della magistratura, abbiamo dato accesso ai lavoratori nell’azienda e pieno esercizio dei diritti sindacali. Adesso siamo in attesa del secondo grado di giudizio, ci auguriamo che siano meno influenzate dall’enfasi mediatica. La dignità e i diritti non possono essere patrimonio esclusivo di tre persone: sono valori che vanno difesi e riconosciuti e tutti, la responsabilità è anche quella di tutelare la dignità della nostra impresa e il diritto al lavoro di tutti i dipendenti”

“La Fiat non pretende di essere salutata tutti i giorni con le fanfare, – ha proseguito l’ad della Fiat –  come è successo quando abbiamo annunciato l’accordo con Chrysler, ma non sono giusti neanche i fischi gratuiti. Fabbrica Italia è un progetto che proviene dal cuore della Fiat, non certo da principi di convenienza. Sarebbe stato molto più conveniente confermare la futura Panda in Polonia piuttosto che portarla a Pomigliano. Lo abbiamo fatto sapendo quello che la Fiat rappresenta per la storia del Paese, per privilegiare il Paese in cui la Fiat ha le proprie radici”.

”Ho grandissimo rispetto per il presidente della Repubblica come persona e per il suo ruolo istituzionale – spiega Marchionne – per la sua posizione istituzionale accetto quello che ha detto come un invito a trovare una soluzione alla vicenda di Melfi”.

“Quello che trovo assurdo è che la Fiat riceva complimenti dappertutto tranne che in Italia”, ha lamentato Marchionne. ”L’unica cosa che chiediamo è la garanzia di poter gestire i nostri stabilimenti in maniera affidabile e normale. Non c’è niente di straordinario – ha aggiunto – nel volersi adeguare a standard internazionali. La scelta straordinaria è restare in Italia”.

Napolitano: Fiat apprezzata, ma ora confronto. Dopo l’apertura di Marchionne il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, torna a prendere la parola. Dopo aver ringraziato Marchionne per aver accolto il suo auspicio e monito, Napolitano dal meeting di Cl a Rimini dice: ”Anche in Italia si sa apprezzare lo straordinario sforzo compiuto per rilanciare l’azienda e proiettarla nel mondo di oggi fronteggiando l’imperativo del cambiamento che nasce dalle radicali trasformazioni in atto sul piano globale. Su questo terreno non possono sottrarsi al confronto le istituzioni e le parti sociali, nessuna esclusa”.