Fidanzato torna a casa, amante sul tetto: salvato da…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Marzo 2016 - 11:38 OLTRE 6 MESI FA
Fidanzato torna a casa, amante sul tetto: salvato

Fidanzato torna a casa, amante sul tetto: salvato

VENEZIA – Il fidanzato torna a casa all’improvviso a Venezia: qualcuno lo aveva avvisato che nella casa della sua donna era entrato un uomo. Lui allora corre e inizia a litigare con la fidanzata, ma del presunto amante nessuna traccia. L’amante però esisteva davvero, ma era stato spedito sul tetto del palazzo nel sestriere Dorsoduro di Venezia e da lì chiedeva aiuto. Per farlo scendere dal tetto però è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco.

L’episodio è avvenuto la sera del 15 marzo a Venezia, scrive Monica Andolfatto sul Gazzettino, e tutto inizia quando il fidanzato geloso viene avvisato da qualcuno e torna a casa per un blitz convinto di trovare la sua donna in compagnia. La donna però è sola in casa e ne nasce una discussione, tanto che viene chiamata la polizia a sedare la lite. I due alla fine fanno pace e decidono di fare una romantica passeggiata. Qualche ora dopo però la polizia deve tornare nel sestriere, allo stesso indirizzo della lite, per soccorrere un uomo rimasto sul tetto del palazzo. L’uomo era proprio l’amante della donna e per salvarlo è stato necessari l’arrivo dei vigili del fuoco:

“Lui, lei e il presunto amante. La polizia viene chiamata per una lite in un palazzo a Dorsoduro: due fidanzati litigano. Il motivo? A lui è arrivata una soffiata: la tua bella è in casa con un altro. Lui corre, verifica, ma non trova nessuno. Già, peccato che dopo due ore i poliziotti sono richiamati allo stesso civico: una signora è allarmata perché sente delle invocazioni di aiuto da parte di una voce maschile: solo quando si è affacciata alla finestra si è resa conto che c’era un uomo sul tetto dell’edificio di fronte al suo che urlava e si sbracciava per attirare l’attenzione. Per farlo scendere non resta che ricorrere ai pompieri che arrivano in calle e recuperano quello che si scoprirà essere il “terzo incomodo”.