Fini blocca Berlusconi: “Presidenzialismo? Non in questa legislatura”

Pubblicato il 22 Marzo 2010 - 17:50 OLTRE 6 MESI FA

Se il prossimo presidente della Repubblica viene eletto a suffragio universale, cioè con il voto “diretto” degli elettori con una sostanziale e radicale modifica della Costituzione, allora Silvio Berlusconi avrebbe il tempo e il modo per concorrere e forse vincere. L’idea piace al capo del governo che non ne ha mai fatto mistero, anzi l’ha rilanciata in questa campagna elettorale. Anche sapendo che le opposizioni sarebbero contrarie, anche promettendo che “potremmo fare da soli”.
Di presidenzialismo a suo tempo aveva parlato anche Gianfranco Fini. Ora Fini non a caso precisa: “Non adesso”. Da Padova, durante la presentazione del suo libro, è proprio il presidente della Camera e cofondatore del Pdl a frenare gli entusiasmi del premier: va bene l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, ma non ora e non nei prossimi tre anni. Quindi, se mai si farà, fuori tempo massimo per Berlusconi.

«Il presidente del Consiglio – ha detto Fini – rilancia l’ipotesi del presidenzialismo: mi fa piacere, ma in questa legislatura sarà complesso affrontare la questione. Se la maggioranza deciderà di seguire la via del presidenzialismo, non è detto che l’opposizione le va vada dietro. Mi auguro che non ci si fermi ai titoli dei giornali».

Fini ha quindi ricordato il punto nodale della questione: «In Italia – si è chiesto – dobbiamo istituire la figura del capo dello Stato che è anche capo dell’esecutivo? Di questo dobbiamo discutere». Per Fini un modello “esportabile” è quello del presidenzialismo alla francese, il presidente della Camera ha quindi aggiunto: «Non è vero che il presidente eletto dal popolo sia il dominus assoluto, ci deve essere il contraltare del Parlamento. Siamo pronti a discutere non solo con gli slogan e approfondendo inoltre cosa significano pesi e contrappesi».

E meno male che l’alleato principale del Pdl, Umberto Bossi, proprio sabato dalla piazza aveva detto: «Il presidenzialismo? Non ci siamo ancora confrontati su questa cosa qui. La voleva Fini, più che altro è un progetto di Fini».

Nel suo discorso da Padova, Fini ha definito anche “encomiabile” l’atteggiamento tenuto deal ministro degli Interni, Roberto Maroni nella guerra di numeri seguita proprio alla manifestazione di sabato. Maroni ha infatti difeso l’operato del Viminale e le cifre sulle presenze in piazza San Giovanni diffuse dalla questura di Roma.

«E’ stato bravo – affermato Fini – nel sottolineare che al ministero degli Interni, nelle prefetture e nelle questure operano funzionari che sanno il fatto loro. Ha avuto il senso delle istituzioni. E’ naturale poi che tra chi organizza le manifestazioni e le autorità che sovrintendono all’ordine pubblico ci sia una diversità di opinioni ma Maroni e’ stato bravo a dire basta. Non si può fare polemiche su tutto». Gasparri, capogruppo Pdl aveva detto che il Questore di Roma era in “stato etilico” quando aveva contato “soltanto” 150mila manifestanti a fronte del “milione e passa” contati da Verdini e Gasparri stesso a Piazza San Giovanni