Finti incidenti, coinvolti giudici e medici. Soldi intascati dal Fondo vittime della strada

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Gennaio 2020 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA
Finti incidenti, coinvolti giudici e medici. Soldi intascati dal Fondo vittime della strada

Agenti della Polizia stradale in azione (Foto archivio Ansa)

ROMA – Inscenavano finti incidenti stradali per intascare soldi dalle assicurazioni e dal fondo di garanzia per le vittime della strada. Sono le pesanti accuse che hanno portato a decine di arresti in Campania. Tra le persone finite in manette figurano anche un giudice di pace, un cancelliere e un avvocato.

L’operazione scattata all’alba di mercoledì 8 gennaio tra le province di Napoli e Avellino ha portato alla notifica di 10 misure cautelari, chieste dalla Procura di Roma nei confronti di altrettanti soggetti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e di reati connessi. Altre 14 persone risultano indagate. Nell’operazione, precisa una nota, sono stati impegnati 50 uomini della Polizia Stradale di Roma e Napoli.

L’indagine è partita da una denuncia delle compagnie assicurative e del Fondo di garanzia per le vittime della strada dopo una serie di incidenti stradali che presentavano tutti le stesse caratteristiche. Da Napoli il fascicolo è poi passato a Roma in quanto è risultato coinvolto un giudice di pace di Sant’Anastasia. E dopo due anni di indagini, gli uomini della Polizia stradale hanno scoperchiato un vero e proprio sistema messo in piedi per costruire incidenti in realtà mai avvenuti.

Al vertice dell’organizzazione, secondo gli inquirenti e gli investigatori, ci sarebbe un avvocato del foro di Avellino che avrebbe agito insieme ad alcuni colleghi. In sostanza, i falsi sinistri venivano sempre presentati come incidenti con fuga, con il presunto responsabile che non era mai rintracciabile. Ogni membro dell’organizzazione aveva un ruolo: c’era chi dietro la promessa di un compenso reclutava gli attori per la sceneggiata del falso incidente e chi doveva trovare i testimoni che avrebbero reso la falsa testimonianza.

La finta vittima, dopo aver dato il mandato all’avvocato, veniva a sua volta contattata da altri membri dell’organizzazione che l’accompagnavano in ospedale, dove un medico si presume compiacente firmava dei certificati che attestavano conseguenze traumatiche in seguito all’incidente. In alcuni casi, hanno accertato ancora gli investigatori, per dimostrare le lesioni, l’organizzazione utilizzava radiografie e documenti sanitari sottratti nelle strutture sanitarie a pazienti inconsapevoli.

Una volta ottenuta la falsa documentazione, l’avvocato di Avellino inoltrava la richiesta di risarcimento al Fondo di garanzia che, per alcuni incidenti, erogava direttamente il rimborso. In quelle situazioni in cui era invece necessario l’intervento del giudice per dirimere le questioni, entravano in gioco il giudice di pace e un cancelliere, anch’essi presumibilmente compiacenti: il primo avrebbe emesso le sentenze favorevoli all’organizzazione, il secondo avrebbe pilotato i fascicoli assegnandoli al giudice.

Ogni mese il sistema era così in grado di produrre decine di iscrizioni al ruolo di falsi incidenti stradali: in due anni di indagine i poliziotti hanno accertato presunte truffe per oltre un milione e mezzo.

Fonte: Ansa